martedì 7 febbraio 2012

Dagli scritti di Luisa P.

Leggendo nel Volume 29, settembre 29, 1931, scopriamo quale doveva essere la
Crescenza della creatura innanzi alla Maestà Divina
e come
Il vivere nella Divina Volontà è dono che Dio farà alla creatura. (Scrive Luisa:) Stavo facendo il mio giro nella Divina Volontà, per seguire i tanti suoi atti
fatti per amor nostro e, giunta nell’Eden, mi son fermata in quell’atto in cui Dio creava l’uomo.
Che momenti solenni! Che foga d’amore! Sicché quell’atto si può chiamare un atto purissimo,
completo, sostanzioso, non mai interrotto d’Amor divino. Quindi l’uomo fu formato, ebbe principio,
nacque nell’Amore del suo Creatore: era giusto che doveva crescere come impastato
ed alitato, come una fiammella, dal soffio di Chi tanto l’amava.
Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesù, visitando la piccola anima mia mi ha detto:
“La creazione dell’uomo non fu altro che uno sbocco del nostro Amore, ma tanto, che
[l’uomo] non lo potette ricevere tutto dentro di sé, non avendo capacità di poter chiudere nel
suo interno un atto di Colui che l’usciva alla luce. Onde il nostro atto rimaneva dentro e fuori
di lui, affinché gli potesse servire di alimento per poter crescere innanzi a Colui che con tanto
amore lo aveva creato e che tanto l’amava. E siccome non fu il solo nostro amore che sboccò
nel creare l’uomo, ma tutte le nostre Qualità divine, quindi sboccò la Potenza, la Bontà, la
Sapienza, la Bellezza e così di seguito, perciò il nostro amore non si contentò d’amarlo, ma
sboccando tutte le nostre Qualità divine, restava la mensa sempre preparata ed a disposizione
dell’uomo, in modo che ogni qualvolta il volesse, potesse venire a sedersi a questa
mensa celeste per alimentarsi della nostra Bontà, Potenza, Bellezza, Amore e Sapienza e così
crescere innanzi a Noi colle nostre stesse Qualità divine col modello della nostra somiglianza.
Ed ogni qualvolta veniva alla nostra presenza per prendere i nostri sorsi delle nostre
Qualità divine, Noi dovevamo cullarlo sulle nostre ginocchia, per fargli prendere riposo e fargli
digerire ciò che aveva preso, affinché potesse di nuovo alimentarsi dei nostri sbocchi divini,
per formare la sua crescenza completa di bontà, di potenza, di santità, di bellezza, come il
nostro amore lo desiderava ed il nostro Volere lo voleva. Noi, quando facciamo un’opera è
tanto il nostro amore che tutto diamo e prepariamo affinché nulla manchi alla nostra opera
creatrice; facciamo opere compiute, non mai a metà, e se qualche cosa pare che manchi, è
la parte della creatura che non prende tutto ciò che Noi abbiamo messo fuori per suo bene e
per gloria nostra”.

[…] “Il vivere nella mia Volontà è un dono che facciamo alla creatura! dono grande
che supera in valore, in santità, in bellezza ed in felicità tutti gli altri doni, in modo infinito ed
inarrivabile. Quando facciamo questo dono sì grande, non facciamo altro che aprire le porte per
farla posseditrice dei nostri possedimenti divini, luogo dove non più hanno vita le passioni, i pericoli,
né nessun nemico le può nuocere o farle del male; questo dono conferma la creatura nel
bene, nell’amore, nella stessa vita del suo Creatore, ed il Creatore resta confermato nella
Creatura, quindi succede l’inseparabilità tra l’uno e l’altro. Con questo dono la creatura si
sentirà cambiata la sorte: da povera ricca, da malata perfettamente guarita, da infelice si sentirà
che tutte le cose si cambiano per lei in felicità. […] E’ questo che vogliamo dare alle
creature: la nostra Volontà come dono! perché guardandola e possedendola come cosa
propria, riuscirà facile a farle formare il suo Regno. Questo dono fu dato all’uomo nell’Eden, ed
ingrato Ce lo respinse, ma Noi non mutammo Volontà, lo teniamo a riserva; e ciò che uno Ci
respinse, con grazie più sorprendenti Lo teniamo preparato per darlo agli altri; […] Però ci
vogliono grandi preparazioni da parte delle creature, conoscere il gran bene del dono per
sospirarlo, ma tempo verrà che la nostra Volontà sarà posseduta come dono dalla creatura”. IIIPARTE

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