domenica 8 gennaio 2012

Dagli scritti di Luisa P.

I Sacramenti e la Divina Volontà
- Il Battesimo -

Brani tratti dal Diario della
Serva di Dio LUISA PICCARRETA la P.F.D.V.



Mio Celeste e Sommo Bene Gesù, Ti voglio seguire dovunque. Già vedo che stai per andare al deserto e per staccarti dalla Mamma alla quale dici: “Addio, Madre; Io Mi as-sento però Ti lascio il mio FIAT Divino per aiuto, per conforto, per Vita. Esso servirà di mezzo di comunicazione fra Me e Te; il mio Volere Ti renderà partecipe di ogni mio Atto, ed in tal modo Noi, benché lontani, rimarremo tanto uniti, da sentirci come una sola per-sona”.
Vita mia, Gesù, prendimi per mano e portami con Te, affinché nulla mi sfugga di quanto Tu farai, dacché io voglio tutto suggellare con l’impronta del mio amore. Per chiederti il Regno della tua Volontà Divina sulla terra io Ti seguo passo passo, mentre cammini solo, col mio Ti amo, Ti adoro, Ti benedico, Ti ringrazio. Ad ogni tuo respiro vo-glio farti aspirare l’alito del mio Ti amo, voglio rinchiudere in esso ogni tua parola e ad ogni tuo sguardo lo voglio offrire. Mentre giungi al Giordano immergo in quelle acque il mio Ti amo; così, non appena S. Giovanni le verserà sul tuo Capo per battezzarti, Tu sen-tirai scorrere in esse la piena del mio amore, che invoca per tutte le creature l’acqua bat-tesimale della tua Volontà Divina e l’avvento del Regno suo.
Diletto, in quest’atto solenne del tuo Battesimo io Ti chiedo una grazia che Tu certo non mi negherai: Ti prego cioè di purificare colle tue stesse sante mani la piccola anima mia mediante l’acqua vivificante e creatrice della tua Divina Volontà, affinché io nulla oda, nulla veda e nulla conosca, fuorché la sola vita del tuo FIAT. Oh sì, Ti prego, fa’ che la mia esistenza non sia altro che un atto ininterrotto di tua Volontà!
(Da: ‘Pio Pellegrinaggio dell’anima nell’Operato della Divina Volontà – Quindicesima Ora’)
DA ‘LIBRO DI CIELO’
Dal Volume 2 - Febbraio 28, 1899
(…) La fede.
Ora, mentre vedevo il confessore, mi ricordavo che mi aveva detto che dovevo scrivere sul-la fede il modo come il Signore mi aveva parlato su questa virtù. Mentre così pensavo, in un i-stante il Signore mi ha tirato talmente a Sé che mi sono sentita fuori di me stessa, nella volta dei cieli, insieme con Gesù e mi ha detto queste precise parole:
“La Fede è Dio”.
Ma queste due parole contenevano una luce immensa, che è impossibile spiegarle, ma come posso le dirò. Nella parola fede comprendevo che la fede è Dio stesso. Come al corpo il cibo materiale dà vita acciocché non muoia, così la fede dà la vita all’anima; senza la fede l’anima è morta. La fede vivifica, la fede santifica, la fede spiritualizza l’uomo e gli fa tenere l’occhio all’Ente Supremo, in modo che niente apprende delle cose di quaggiù e, se le apprende, le ap-prende in Dio. Oh, la felicità d’un’anima che vive di fede! Il suo volo è sempre verso il Cielo; in tutto ciò che le succede si rimira sempre in Dio ed ecco come: nella tribolazione la fede la solleva in Dio e non se ne affligge, neanche mena lamento, sapendo che non deve formare qui il suo contento, ma nel Cielo. Così se la gioia, la ricchezza, i piaceri la circondano, la fede la sol-leva in Dio e dice fra sé: “Oh, quanto sarò più contenta, più ricca nel Cielo!” Quindi, di questi terreni ne prende fastidio, li disprezza e se li mette sotto dei piedi. A me sembra che ad un’anima che vive di fede, succede come ad una persona che possedesse milioni e milioni di monete ed anche regni interi ed un’altra che vorrebbe offrirle un centesimo. Or, che direbbe co-stei? Non l’avrebbe a sdegno, non glielo getterebbe in faccia? Aggiungo: e se quel centesimo fosse tutto infangato, quale sono le cose terrene? Di più: e se quel centesimo fosse dato solo ad imprestito? Or, direbbe costei: “Immense ricchezze io godo e posseggo e tu ardisci d’offrirmi questo vil centesimo, così fangoso e solo per poco tempo?” Io credo che ritorcerebbe subito lo sguardo e non accetterebbe il dono. Così fa l’anima che vive di fede in riguardo alle cose terre-ne.
Or, andiamo un’altra volta all’idea del cibo; il corpo, prendendo il cibo non solo si sostie-ne, ma partecipa della sostanza del cibo che già si trasforma con lo stesso corpo. Ora, così [è per] l’anima che vive di fede: siccome la fede è Dio stesso, l’anima viene a vivere dello stesso Dio e cibandosi dello stesso Dio viene a partecipare della sostanza di Dio e, partecipando, viene ad assomigliarsi a Lui ed a trasformarsi con lo stesso Dio; quindi avviene, all’anima che vive di fede, che: santo Iddio, santa l’anima; potente Iddio, potente l’anima; sapiente, forte, giusto Id-dio, sapiente, forte, giusta l’anima; [e] così di tutti gli altri attributi di Dio. Insomma, l’anima diviene un piccolo Dio. Oh, la beatitudine di quest’anima sulla terra! Per essere poi più beata nel Cielo!
Compresi ancora che non altro significano quelle parole che il Signore dice alle anime sue dilette, cioè: “Ti sposerò nella fede”, che il Signore in questo mistico sposalizio viene a dotare le anime delle sue stesse virtù. Mi sembra come due sposi che, unendo le loro proprietà insieme non si discerne più la roba dell’uno e dell’altro e ambedue si rendono padroni. Ma nel fatto no-stro, l’anima è povera, tutto il bene le viene da parte del Signore, che la rende partecipe delle sue sostanze.
Vita dell’anima è Dio, la fede è Dio e l’anima possedendo la fede, viene ad innestare in sé tutte le altre virtù, di modo che essa se ne sta come re nel cuore e le altre se ne stanno d’intor-no, come sudditi, servendo alla fede; sicché le stesse virtù, senza la fede sono virtù che non hanno vita.
Pare a me che Iddio in due modi comunica la fede all’uomo: la prima è nel santo Bat-tesimo; la seconda è quando Iddio benedetto, spiccando una particella della sua sostanza nell’anima, le comunica la virtù di far miracoli, come poter risorgere i morti, sanare gli infermi, arrestare il sole ed altro. Oh, se il mondo avesse fede, si cambierebbe in un Paradiso terrestre!
Oh, quanto alto e sublime è il volo dell’anima che si esercita nella fede! A me sembra che l’anima, esercitandosi nella fede, fa come quei timidi uccelletti che temendo d’essere presi dai cacciatori oppure [temendo] qualche altra insidia, fanno la loro dimora sulle cime degli alberi, oppure sulle alture; quando poi sono costretti a prendere il cibo scendono, prendono il cibo e subito se ne volano nella loro dimora; e qualcheduno, più accorto, prende il cibo e neppure se lo mangia sul terreno: per essere più sicuro se lo porta sulle cime degli alberi e là se lo inghiotte. Così l’anima che vive di fede: è tanto timida delle cose terrene, che per paura di essere insidiata, neppure le degna d’uno sguardo; la sua dimora è in alto, cioè sopra tutte le cose della terra e specialmente nelle piaghe di Gesù Cristo e, da dentro quelle beate stanze, geme, piange, prega e soffre insieme col suo Sposo Gesù sulla condizione e miseria in cui giace il genere umano. Mentre essa vive in quei forami delle piaghe di Gesù, il Signore le dà una particella delle sue virtù e l’anima si sente in sé quelle virtù come se fossero sue; ma però avverte che sebbene se le vede sue, il possederle le viene dato, ché [le] sono state comunicate dal Signore. Succede come ad una persona che ha ricevuto un dono che essa non possedeva; ora, che fa? Se lo prende e se ne rende padrona, ma per ogni qual volta lo guarda, dice fra sé: “Questo è mio, ma però mi fu donato da quel tale”. Così fa l’anima cui il Signore, spiccando da Sé una particella del suo Esse-re Divino, la trasmuta in Se stesso.
Or, quest’anima, come aborrisce il peccato! Ma insieme, compatisce gli altri, prega per chi vede che cammina nella via del precipizio, si unisce insieme con Gesù Cristo e si offre vittima a soffrire per placare la Divina Giustizia e per risparmiare le creature dai meritati castighi; e se fosse necessario il sacrifizio della vita, oh, quanto volentieri lo farebbe per la salvezza [anche] di un’anima sola! (…)
Dal Volume 2 - Giugno 9, 1899
Il gravissimo peccato dell’aborto.
Unione di sofferenze e preghiere.
Questa mattina l’ho passata molto angustiata per le tante offese che vedevo far dagli uomi-ni, specialmente per certe disonestà orrende. Quanta pena faceva a Gesù la perdita delle a-nime, molto più d’un bambino nato che dovevano uccidere senza amministrargli il Santo Battesimo. A me pare che questo peccato pesa tanto sulla bilancia della Divina Giustizia, che sono i più che gridano vendetta innanzi a Dio, eppure, spesso, spesso si rinnovano que-ste scene dolorose!
Il mio dolcissimo Gesù stava tanto afflitto che faceva pietà! Vedendolo in tale stato, non ho ardito dirgli niente; e Gesù, solo mi ha detto:
“Figlia mia, unisci le tue sofferenze con le mie, le tue preghiere alle mie, così, innanzi alla Maestà di Dio sono più accettevoli e compariscono non come cose tue, ma come opere mie”.
Poi ha seguitato a farsi vedere altre volte, ma sempre in silenzio. Sia sempre benedetto il Signore!
Dal Volume 6 - Giugno 5, 1905
Le croci sono fonti battesimali.
Questa mattina nel venire il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, le croci, le mortificazioni sono altrettante fonti battesimali, e qualunque specie di croce che va intinta nel pensiero della mia Passione, vi perde la metà dell’asprezza e vi diminuisce la metà del peso”.
E come lampo è scomparso. Onde io sono restata facendo certe adorazioni e riparazioni nel mio interno; e di nuovo è ritornato ed ha soggiunto:
“Qual non è la mia consolazione nel vedere rifatto in te ciò che la mia Umanità fece tanti secoli innanzi! Perché qualunque cosa che Io determinai che ciascuna anima facesse, fu fatta prima nella mia Umanità, e se l’anima Mi corrisponde, ciò che Io feci per essa lo rifà di nuovo in se stessa; se poi no, resta fatto solo in Me stesso ed Io ne provo un’amarezza inesprimibile”.
Dal Volume 9 - Marzo 23, 1910
Il vivere nella Divina Volontà,
è più della stessa Comunione.
Trovandomi nel solito mio stato, e lamentandomi delle sue privazioni, appena alla sfuggita è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, ti raccomando non uscire da dentro della mia Volontà, perché la mia Vo-lontà contiene tale potenza da essere un nuovo Battesimo per l’anima, anzi più dello stesso Battesimo. Perché nei Sacramenti c’è parte della mia Grazia, nella mia Volontà c’è tutta la pienezza; nel Battesimo si toglie la macchia del peccato originale, ma rimangono le pas-sioni, le debolezze; nella mia Volontà, distruggendo l’anima il proprio volere, distrugge le passioni, le debolezze e tutto ciò che è umano, e vive delle Virtù, della Fortezza e di tutte le Qualità divine”.
Io nel sentire ciò, dicevo tra me: “Da qui a poco dirà che la sua Volontà è più della stessa Comunione”. E Lui ha soggiunto:
“Certo, certo, perché la Comunione Sacramentale dura pochi minuti; la mia Volontà è Co-munione perenne, anzi eternale, che s’eterna nel Cielo. La Comunione Sacramentale è soggetta a qualche intoppo, o per malattia, o per necessità, o per parte di chi la deve amministrare, mentre la Comunione della mia Volontà non è soggetta a nessun impiccio: solo che l’anima la vuole e tutto è fatto! Nessuno può impedirle un sì gran bene, che forma la felicità della terra e del Cielo, né i demoni, né le creature, né la mia stessa Onnipotenza. L’anima è libera, nessuno ha diritto su di lei a questo punto della mia Volontà. Perciò Io La insinuo, voglio tanto che La prendano le mie creature! E’ la cosa che più M’importa, che più Mi sta a Cuore; tutte le altre cose non M’interessano, anche le più sante. E quando ottengo che l’anima viva della mia Volontà, Me ne vado trionfante, perché racchiude il più gran bene che ci può essere in Cielo e in terra”.
Dal Volume 11 - Marzo 8, 1912
Cosa significa ‘vittima’.
Questa mattina si è offerto vittima il padre G. a Nostro Signore, ed io stavo pregando ed offrendolo che lo accettasse. Onde il mio sempre amabile Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, Io lo accetto di buon Cuore; e digli che la sua vita non sarà più la sua, ma la mia, anzi lo scelgo vittima della mia vita nascosta. La mia vita nascosta fu vittima di tutto l’interno dell’uomo, sicché soddisfece per i pensieri, desideri, tendenze, affetti cattivi. Tutto ciò che fa di esterno l’uomo, non è altro che lo sbocco dell’interno; se tanto male si vede nell’esterno, che sarà dell’interno? Quindi, molto Mi costò il rifacimento dell’interno dell’uomo, basta dire che vi impiegai la prolissità di trent’anni; il mio pensiero, il mio palpito, il respiro, i desideri, erano sempre intenti a correre presso il pensiero, il palpito, il respiro, il desi-derio dell’uomo, per ripararli, per soddisfarli, per santificarli. Così scelgo lui vittima per questo punto della mia vita nascosta, sicché voglio tutto il suo interno unito con Me ed offerto a Me per soddisfarmi l’interno cattivo delle altre creature; ed a bella posta lo scelgo per questo, ché es-sendo lui sacerdote, conosce più degli altri l’interno delle anime, il marciume, la melma che c’è dentro di loro, e da ciò può conoscere di più quanto Mi costò questo mio stato di vittima, a cui voglio che prenda parte, non solo lui, ma degli altri che lui avvicina.
Figlia mia, digli che [è] grazia grande che gli fo accettandolo [come] vittima, perché il farsi vittima, non è altro che un secondo Battesimo, anzi più del Battesimo, perché si tratta di ri-sorgere nella mia stessa Vita, e dovendo la vittima vivere con Me e di Me, Mi è necessario lavarla d’ogni macchia dandole un nuovo Battesimo e raffermarla nella Grazia per poterla ammettere a vivere con Me. Sicché d’ora in poi, tutto ciò che farà non dirà più che è cosa sua, ma mia; sicché, se prega, se parla, se opera, dirà che sono cose mie”. (…)
Dal Volume 11 - Marzo 13, 1912
Effetti del Battesimo di acqua e del Battesimo di vittima, o Battesimo di fuoco.
Continua Gesù a parlare sullo stato di vittima dicendomi:
“Figlia mia, il Battesimo della nascita è di acqua, perciò ha virtù di purificare, ma non di togliere le tendenze, le passioni, ma il Battesimo di vittima è Battesimo di fuoco, perciò ha virtù di purificare, non solo, ma di consumare qualunque passione e tendenze cattive. Anzi, Io stesso le vado battezzando parte per parte: il mio pensiero battezza il pensiero dell’anima, il mio palpito il suo palpito, il mio desiderio il suo desiderio, e così del resto. Ma però, questo Battesimo si svolge tra Me e l’anima a seconda che si dà a Me e non più riprende quello che Mi ha dato.
Ecco, perciò, figlia mia, non avverti tendenze cattive ed altro; questo ti avviene dallo stato di vittima, e te lo dico per tua consolazione. Perciò dì al padre G. che stia bene attento, ché que-sta è la missione delle missioni e l’apostolato degli apostolati! Sempre con Me lo voglio e tutto intento in Me”.
Dal Volume 12 - Gennaio 17, 1921

Il Fiat Mihi della Santissima Vergine
ebbe la stessa Potenza del Fiat Creatore. Il Terzo Fiat
sarà l’esaudimento e compimento della preghiera insegnata da Gesù: il Fiat Voluntas Tua sicut in Coelo et in Terra.
La mia povera mente me la sentivo immersa nel mare immenso del Volere Divino. Dovun-que vedevo l’impronta del Fiat; lo vedevo nel sole e mi sembrava che l’eco del Fiat nel sole mi portava l’amore divino che mi dardeggia, che mi ferisce, che mi saetta; ed io, sulle ali del Fiat del sole, salivo fino all’Eterno e portavo a nome di tutta l’umana famiglia l’amore che dardeg-giava la Maestà Suprema, che lo feriva, che lo saettava e dicevo:
“Nel tuo Fiat mi hai dato tutto questo amore nel sole e, nel solo Fiat posso ridartelo”.
Guardavo le stelle e vi vedevo il Fiat e questo Fiat mi portava, nel loro dolce e mite scintil-lio, l’amore pacifico, l’amore dolce, l’amore nascosto, l’amore compassionevole, nella stessa notte della colpa; ed io nel Fiat delle stelle portavo al trono dell’Eterno, a nome di tutti, l’amore pacifico per mettere pace fra Cielo e terra, l’amore dolce delle anime amanti, l’amore nascosto di tante altre, l’amore delle creature dopo la colpa quando ritornano a Dio. Ma chi può dire tutto ciò che capivo e facevo in tanti Fiat [di] cui vedevo tutta la Creazione cosparsa? Andrei troppo per le lunghe, perciò faccio punto.
Onde il mio dolce Gesù mi ha preso le mani nelle sue, e stringendole forte, mi ha detto:
“Figlia mia, il Fiat è tutto pieno di vita, anzi [è] la stessa Vita, e perciò da dentro il Fiat e-scono tutte le vite e tutte le cose.
Dal mio Fiat uscì la Creazione, perciò in ogni cosa creata si vede l’impronta del Fiat.
Dal Fiat Mihi della mia cara Mamma, detto nel mio Volere, il quale ebbe la stessa po-tenza del mio Fiat Creatore, uscì la Redenzione, sicché non c’è cosa della Redenzione che non contenga l’impronta del Fiat Mihi della mia Mamma. Anche la mia stessa Umanità, i mie passi, le opere, le parole, erano suggellate dal Fiat Mihi di Lei; le mie pene, le piaghe, le spine, la croce, il mio Sangue, il suo Fiat Mihi ne teneva l’impronta, perché le cose portano l’impronta dall’origine donde sono uscite. La mia origine nel tempo fu dal Fiat Mihi dell’Immacolata Mamma, perciò tutto il mio operato porta il segno del suo Fiat Mihi. Sicché in ogni Ostia Sacramentale c’è il suo Fiat Mihi; se l’uomo sorge dalla colpa, se il neonato è bat-tezzato, se il Cielo si apre per riceverne le anime, è il Fiat Mihi della mia Mamma che segna, che segue e procede tutto. Oh, potenza del Fiat! Lui sorge ad ogni istante, si moltiplica e si fa vita di tutti i beni.
Ora voglio dirti perché ho chiesto il tuo Fiat, il tuo sì nel mio Volere. La mia preghiera in-segnata: il Fiat Voluntas Tua sicut in coelo et in terra, questa preghiera di tanti secoli, di tante generazioni, voglio che abbia il suo esaudimento e compimento. Ecco, perciò volevo un altro sì nel mio Volere, un altro Fiat contenente la potenza creatrice; voglio il Fiat che sorge ad ogni i-stante, che si moltiplica a tutti; voglio in un’anima il mio stesso Fiat che sale al mio Trono e con la sua potenza creatrice porta in terra la vita del Fiat come in Cielo così in terra”. (…)

Dal Volume 18 - Novembre 5, 1925
I gemiti dello Spirito Santo nei Sacramenti. Ricambio d’amore dell’anima.
Stavo secondo il mio solito fondendomi nel Santo Voler Divino e mentre, per quanto era a me possibile, cercavo di ricambiare col mio piccolo amore il mio Gesù per tutto ciò che ha fatto nella Redenzione, il mio amabile e dolce amore Gesù, muovendosi nel mio interno mi ha detto: “Figlia mia, con il tuo volo nella mia Volontà giungi in tutti i Sacramenti da Me istituiti, scendi nel fondo di essi per darmi il tuo piccolo ricambio d’amore. Oh, quante mie lacrime segrete vi troverai! Quanti sospiri amari, quanti gemiti soffocati dello Spirito Santo! Il suo gemito è continuo alle tanti disillusioni del nostro Amore. I Sacramenti furono istituiti per continuare la mia Vita sulla terra in mezzo ai figli miei, ma ahimè, quanti dolori! Per-ciò sento la necessità del tuo piccolo amore; sarà piccolo, ma la mia Volontà me lo farà grande. Il mio Amore non tollera, per chi deve vivere nella mia Volontà, che non si associ ai miei dolori e che non Mi dia il suo piccolo ricambio d’amore per tutto ciò che ho fatto e soffro. Perciò, figlia mia, vedi come geme il mio Amore nei Sacramenti.
Se vedo battezzare il neonato, piango di dolore perché, mentre col Battesimo gli resti-tuisco l’innocenza, ritrovo di nuovo il figlio mio, gli restituisco i diritti perduti sulla Crea-zione, gli sorrido d’amore e compiacenza, gli metto in fuga il nemico, affinché non abbia più diritto su di lui, lo affido agli Angeli, tutto il Cielo gli fa festa, ma subito il sorriso mi si cambia in dolore, la festa in lutto, vedo che quel battezzato sarà un mio nemico, un novello Adamo, forse pure un’anima perduta. Oh, come geme il mio Amore in ogni Battesimo! Specie poi se si aggiunge che il ministro che battezza non lo fa con quel rispetto, dignità e decoro che si conviene ad un Sacramento che contiene la nuova rigenerazione! Ahi! molte volte si sta più attento ad una bagatella, ad una scena qualsiasi che ad amministrare un Sa-cramento, sicché il mio Amore si sente pungere dal battezzante e dal battezzato e geme con gemiti inenarrabili. Non vorresti tu dunque darmi per ogni Battesimo un ricambio d’amore, un gemito amoroso per far compagnia ai miei gemiti dolenti?
Passa al Sacramento della Cresima. Ahi! quanti sospiri amari, mentre con la Cresima gli ridono il coraggio, gli restituisco le forze perdute rendendolo invincibile a tutti i nemici, alle sue passioni, viene ammesso nelle file delle milizie del suo Creatore affinché militi per l’acquisto della Patria Celeste, lo Spirito Santo gli ridona il suo bacio amoroso, gli prodiga mille carezze e si esibisce per compagno della sua carriera, ma molte volte si sente restituire il bacio del tradito-re, disprezzare le sue carezze e fuggire dalla sua compagnia. Quanti gemiti, quanti sospiri per il suo ritorno, quante voci segrete al cuore a chi fugge da Lui, fino a stancarsi per il suo dire. Macché, invano! Perciò, non vuoi tu mettere il tuo ricambio d’amore, il bacio amoroso, la tua compagnia allo Spirito Santo che geme per tanta sconoscenza?
Ma non ti fermare, vola ancora e sentirai i gemiti angosciosi dello Spirito Santo nel Sacra-mento della Penitenza. Quanta ingratitudine, quanti abusi e profanazioni da parte di chi lo am-ministra e da parte di chi lo riceve! In questo Sacramento il mio Sangue si mette in atto sopra il peccatore pentito per scendere sull’anima sua per lavarlo, per abbellirlo, sanarlo e fortificarlo, per restituirgli la grazia perduta, per mettergli nelle mani le chiavi del Cielo che il peccato gli aveva strappato, per suggellare sulla sua fronte il bacio pacifico del perdono. Ma, ahi, quanti gemiti strazianti nel vedere avvicinarsi le anime a questo Sacramento di Penitenza senza dolore, per abitudine, quasi per uno sfogo del cuore umano! Altri, orribile a dirsi, invece d’andare a trovare la vita dell’anima, della Grazia, vanno a trovare la morte, a sfogare le loro passioni. Sic-ché il Sacramento si riduce ad una burla, una buona chiacchierata, ed il mio Sangue, invece di scendere come lavacro, scende come fuoco che li sterilisce maggiormente. Sicché in ogni con-fessione il nostro Amore piange inconsolabilmente, e singhiozzando ripete: ‘Ingratitudine uma-na, quanto sei grande! Dovunque cerchi d’offendermi! E mentre ti offro la vita tu ricambi in morte la stessa vita che ti offro!’ Vedi, dunque, come i nostri gemiti aspettano il tuo ricambio d’amore nel Sacramento della Penitenza.
Il tuo amore non si arresti; percorri tutti i tabernacoli, ciascun’Ostia Sacramentale, ed in ogni Ostia sentirai gemere lo Spirito Santo con dolore inenarrabile. Il Sacramento dell’Eucaristia non è la sola vita loro che ricevono le anime, ma è la mia stessa Vita che si dà a loro, sicché il frutto di questo Sacramento è formare la mia Vita in loro, e ogni Comunione serve a far crescere la mia Vita, a svilupparla in modo da poter dire: ‘Io sono un altro Cristo’. Ma, a-himè, che pochi profittano! Anzi, quante volte scendo nei cuori e Mi fanno trovare le armi per ferirmi, e Mi ripetono la tragedia della mia Passione, e come si consumano le specie sacramenta-li, invece di pressarmi a restare con loro sono costretto ad uscire bagnato di lacrime, piangendo la mia sorte sacramentale, e non trovo chi quieti il mio pianto ed i miei gemiti dolenti. Se tu po-tessi rompere quei veli dell’Ostia che Mi coprono, Mi troveresti bagnato di pianto conoscendo la sorte che Mi aspetta nello scendere nei cuori. Perciò il tuo ricambio d’amore per ogni Ostia sia continuo, per quietarmi il pianto, e rendere meno dolorosi i gemiti dello Spirito Santo.
Non ti fermare, altrimenti non ti troveremo sempre insieme nei nostri gemiti e nelle nostre lacrime segrete, sentiremo il vuoto del tuo ricambio d’amore. Scendi nel Sacramento dell’Ordine, qui sì, troverai i nostri più intimi dolori nascosti, le lacrime più amare, i gemiti più strazianti. L’Ordine costituisce l’uomo ad un’altezza suprema, d’un carattere divino, il ripetitore della mia Vita, l’amministratore dei Sacramenti, il rivelatore dei miei segreti, del mio Vangelo, della scienza più sacra, il paciero tra il Cielo e la terra, il portatore di Gesù alle anime; ma ahi-mè! quante volte vediamo nell’ordinato che sarà un nostro Giuda, un usurpatore del carattere che gli viene impresso. Oh, come lo Spirito Santo geme nel vedere nell’ordinato strapparsi le cose più sacre, il carattere più grande che esiste tra il Cielo e la terra! Quante profanazioni! Ogni at-to di quest’ordinato fatto non secondo il carattere impresso, sarà un grido di dolore, un pianto amaro, un gemito straziante. L’Ordine è il Sacramento che racchiude tutti gli altri Sacramenti insieme, perciò se l’ordinato saprà conservare in sé integro il carattere ricevuto, metterà quasi in salvo tutti gli altri Sacramenti; sarà lui il difensore ed il salvatore dello stesso Gesù. Perciò, non vedendo questo nell’ordinato, i nostri dolori si accentrano di più, i nostri gemiti si rendono più continui e dolenti. Perciò, scorra il tuo ricambio d’amore in ogni atto sacerdotale per far com-pagnia all’amore gemente dello Spirito Santo.
Presta l’orecchio del tuo cuore e ascolta i nostri profondi gemiti nel Sacramento del Matri-monio. Quanti disordini in esso! Il Matrimonio fu elevato da Me come Sacramento per mettervi in esso un vincolo sacro, il simbolo della Trinità Sacrosanta, l’amore divino che Essa racchiude, sicché l’amore che doveva regnare nel padre, madre e figli, la concordia, la pace, doveva simbo-leggiare la Famiglia Celeste. Onde dovevo avere sulla terra tante altre famiglie simili alla Fami-glia del Creatore, destinate a popolare la terra come altrettanti angeli terrestri, da ricondurli a popolare le Regioni Celesti. Ma, ahi! quanti gemiti nel vedere formare nel Matrimonio famiglie di peccato, che simboleggiano l’inferno con la discordia, col disamore, coll’odio, che popolano la terra come tanti angeli ribelli che serviranno a popolare l’inferno. Lo Spirito Santo geme con gemiti strazianti in ogni Matrimonio, nel veder formare sulla terra tanti covi infernali. Perciò, [metti] il tuo ricambio d’amore in ogni Matrimonio, in ogni creatura che viene alla luce, così il tuo gemito amoroso renderà meno dolenti i nostri gemiti continui.
I nostri gemiti non sono finiti ancora, perciò il tuo ricambio d’amore giunga sul letto del morente quando viene amministrato il Sacramento della Estrema Unzione. Ma ahi! quanti gemi-ti, quante nostre lacrime segrete! Questo Sacramento contiene la virtù di mettere in salvo a qua-lunque costo il peccatore morente, è la conferma della santità ai buoni e ai santi, è l’ultimo vin-colo che mette, con la sua unzione, tra la creatura e Dio, è il suggello del Cielo che imprime nell’anima redenta, è l’infusione dei meriti del Redentore per arricchirla, purificarla e abbellirla, è l’ultima pennellata che dà lo Spirito Santo per disporla a partire dalla terra per farla comparire innanzi al suo Creatore. Insomma, coll’Estrema Unzione è l’ultimo sfoggio del nostro Amore e l’ultima rivestitura dell’anima, è l’assettamento di tutte le opere buone, perciò agisce in modo sorprendente nei vivi alla Grazia; con l’Estrema Unzione l’anima viene coperta come da una rugiada celeste che le smorza come d’un solo fiato le passioni, l’attacco alla terra e a tutto ciò che non appartiene al Cielo. Ma ahimè! quanti gemiti, quante lacrime amare, quante indisposi-zioni, quante trascuratezze, quante perdite di anime, quante poche santità trova da confermare, quante scarse opere buone da riordinare e rassettare. Oh, se si potesse sentire da tutti i nostri gemiti, il nostro pianto sul letto del morente nell’atto di amministrare il Sacramento dell’Estrema Unzione, tutti piangerebbero di dolore! Non vuoi tu dunque darci il tuo ricambio d’amore per ogni volta che viene amministrato questo Sacramento, che è l’ultimo sfoggio del nostro Amore verso la creatura? La nostra Volontà ovunque t’aspetta per avere il tuo ricambio d’amore e la compagnia ai nostri gemiti e sospiri”.

Dal Volume 30 - Maggio 30, 1932

Come la Divina Volontà cerca l’atto della creatura per formare la sua vita in essa. Differenza tra i Sacramenti e la Divina Volontà. Come Essa è vita e quelli sono gli effetti di Essa.
(…)
Continuava la folla dei miei pensieri sulla Divina Volontà, ed avendo fatta la Santa Co-munione pensavo tra me: “Qual differenza ci sta tra i Sacramenti e la Divina Volontà?” Ed il mio Sovrano Gesù rompendo i suoi veli Eucaristici si è fatto vedere, e dando un sospiro doloroso mi ha detto:
“Figlia mia benedetta, la differenza è grande tra l’una e l’Altra. I Sacramenti sono gli effetti della mia Volontà, invece Essa è vita, e come vita colla sua potenza creatrice forma e dà vita ai Sacramenti. I Sacramenti non tengono virtù di dar vita alla mia Volontà, perché Essa è eterna, né ha né principio né fine. Invece la mia Volontà adorabile occupa sempre il primo posto in tutte le cose, e possedendo la virtù creatrice in natura sua crea le cose e la sua stessa vita dove vuole, quando e come vuole. Si può dire la differenza, cioè [darne] una immagine: [la differenza che c’è] tra il sole e gli effetti che produce il sole: questi non danno vita al sole, ma ricevono la vita del sole e devono stare a sua disposizione, perché la vita degli effetti viene prodotta dal sole.
E poi i Sacramenti si ricevono a tempo, a luoghi ed a circostanze. Il Battesimo si dà una sol volta e non più; il Sacramento della Penitenza si dà quando si cade nel peccato; la mia stessa Vita Sacramentale si dà una sol volta al giorno. E la povera creatura in questa distanza di tempo non sente sopra di sé la forza, l’aiuto delle acque battesimali che la rige-nerano continuamente, né le parole sacramentali del sacerdote che la fortificano in modo continuo col dire: ‘Io ti assolvo dai tuoi peccati’; né trova, nelle sue debolezze e cimenti della vita, neppure il suo Gesù Sacramentato che può prendere in tutte le ore del giorno. Invece la mia Divina Volontà, possedendo l’atto primario di vita e di poter dar vita, col suo impero tiene l’atto continuo sopra della creatura, in ogni istante si dà come vita, vita di lu-ce, di santità, d’amore, vita di fortezza. Insomma [per] Essa, come vita, non esistono tem-pi, circostanze, luoghi, ore, non ci sono restrizioni né legge, specie ché deve dar vita, e la vi-ta si forma con atti continui, non ad intervalli. E perciò nella foga del suo amore, col suo impero continuo, si può dire che è battesimo continuato, assoluzione non mai interrotta e comunione d’ogni istante. Molto più che questa nostra Volontà fu data all’uomo nel prin-cipio della sua creazione come vita perenne abitante in lui; questa era la sostanza, il frutto della Creazione: la nostra Volontà che doveva formare la nostra vita nella creatura. Con questa vita Noi davamo tutto, non vi era cosa che lui potesse aver bisogno, che non potesse trovare in questa nostra Volontà; si può dire che avrebbe tenuto a sua disposizione tutto ciò che volesse: aiuto, fortezza, santità, luce, tutto veniva messo in suo potere; e la mia Vo-lontà prendeva l’impegno di dargli tutto ciò che voleva, purché [l’uomo] Le desse il domi-nio e La facesse abitare nell’anima sua. Perciò i Sacramenti non erano necessari di isti-tuirli quando fu creato l’uomo, perché nella mia Volontà, possedendo il principio e la vita di tutti i beni, i Sacramenti, come mezzi di aiuti, di medicine, di perdono, non avevano nes-suna ragione d’esistere.
Ma quando l’uomo respinse questa nostra Volontà, la Quale ritirandosi [esso] restò senza vita divina, quindi senza la virtù alimentatrice, senza l’atto continuo di ricevere nuo-va e crescente vita - e se non moriva del tutto, erano gli effetti che a secondo le sue disposi-zioni, circostanze e tempi gli dava la mia Divina Volontà - ora, vedendo la nostra paterna bontà che l’uomo andava sempre più precipitandosi, per dargli un sostegno, un aiuto, gli diede la Legge come norma della sua vita; perché nella Creazione non gli diede né legge né altro, se non che la mia Volontà Divina, la Quale col dargli vita continua gli dava in natura la nostra Legge divina, in modo che doveva sentirla in sé stesso come vita propria, senza aver bisogno che Noi gli dicessimo e comandassimo. Molto più che dove regna la mia Vo-lontà non ci sono leggi né comandi; le leggi sono per i servi, per i ribelli, non per i figli; tra Noi e quelli che vivono nel nostro Volere si risolve tutto in amore. Ma con tutta la Legge, l’uomo non si rifece; e siccome il nostro ideale della Creazione era stato l’uomo, e solo per lui tutto fu fatto, perciò volli venire sulla terra in mezzo a loro e, per dargli appoggi più va-lidi, medicine più salutari, mezzi più sicuri, aiuti più potenti, istituii i santi Sacramenti, e questi agiscono a tempi ed a circostanze, a secondo le disposizioni delle creature, come ef-fetti ed opere della mia Divina Volontà.
Ma se con tutto questo gran bene l’anima non fa entrare la Divina Volontà in essa co-me vita, avrà sempre le sue miserie, una vita di mezzo, sentirà al vivo le sue passioni; la santità, la stessa salvezza, sarà sempre pericolante, perché solo la mia Volontà che si dà come vita continua forma il dolce incanto alle passioni, alle miserie e vi forma gli atti oppo-sti, di santità, di fortezza, di luce, d’amore, nei mali delle creature, in modo che il volere umano sentendo il dolce incanto sente scorrere nei suoi mali il bello, il buono, il santo dell’atto continuo di vita che sotto il suo soave e dolce impero le dà la mia Volontà, e si la-scia fare ciò che Essa vuole; perché un atto continuo che dà vita perenne non può mai [farsi] raggiungere [da] altri atti, aiuti e mezzi, per quanto forti e santi, a fare il bene che può fare un atto continuo.
Perciò non c’è male maggiore che la creatura può farsi, né torto più grande che può fare alla nostra paterna bontà, che il non fare regnare la nostra Volontà in essa. Se stesse in suo potere C’indurrebbe a distruggere tutta la Creazione, perché la creatura fu fatta che dove-va essere nostra abitazione, e non sola essa, ma tutte le cose create, cieli, sole, terra, tutto, essen-do opere uscite dalla nostra Altezza Suprema, teniamo il diritto di abitarle, e coll’abitarle le con-serviamo con decoro belle e sempre nuove, come nell’atto che le uscimmo alla luce. Ora, la cre-atura col non fare la nostra Volontà Ci mette fuori dalla nostra abitazione, e succede a Noi come succederebbe ad un ricco signore che, volendosi fabbricare un grande e bello palazzo, quando l’ha finito va per abitarlo e [gli] si chiudono le porte in faccia, [gli] si lanciano le pietre addosso, in modo che è costretto a non mettervi piede dentro. Ed un non potere abitare la stessa abitazione da lui formata, non meriterebbe che fosse distrutta da colui che l’ha formata? Ma non lo fa perché ama l’opera sua; ma aspetta e riaspetta, chi sa [che] la può vincere in amore e da se stessa gli apra le porte per farlo entrare col dargli la libertà di farlo abitare!
In tale condizione Ci mette la creatura col non fare regnare la nostra Volontà nell’anima sua: Ci chiude le porte in faccia e Ci lancia le pietre delle sue colpe contro di Noi. E Noi con pazienza invitta e divina aspettiamo e, non volendo [la creatura] in sé la nostra Volontà come vita, con paterna bontà gli diamo gli effetti di Essa, quali sono le Leg-gi, i Sacramenti, il Vangelo, gli aiuti dei miei esempi e preghiere. Ma tutto questo gran be-ne, nessuno [lo] può eguagliare al gran bene che può fare la mia Volontà come vita perenne della creatura, perché Essa è tutta insieme Legge, Sacramenti, Vangelo; vita significa tut-to: poter dar tutto, possedere tutto. E ciò basta per poter comprendere la gran differenza che c’è tra la mia Volontà come vita continua nella creatura, e tra gli effetti suoi che può produrre non in modo perenne, ma a circostanze, a tempo, negli stessi Sacramenti. E seb-bene gli effetti possono fare gran beni, ma mai possono giungere a produrre tutti i beni che può produrre la vita della mia Divina Volontà regnante e dominante nella creatura. Perciò sii attenta, figlia mia, e dalle la santa libertà di fare ciò che vuole nell’anima tua!”
Dal Volume 33 - Luglio 20, 1934

Tutto ciò che esce da Dio è tutto innocente e santo. Come la Creazione è un atto solo di Divina Volontà.
(…)
“Tutto ciò che esce dal nostro Ente Supremo, tutto è innocente e santo, né dalla nostra San-tità e Sapienza infinita possono uscire esseri o cose con ombra di macchia e che non contengono l’utilità d’un bene. Tutte le cose create sentono nella loro natura la virtù creatrice e quindi il tri-buto continuo e la gloria che Ci spetta perché le abbiamo messe fuori alla luce del giorno; né Noi sappiamo fare cose macchiate menomamente, né cose inutili. Sicché tutto ciò che da Noi viene creato, tutto è santo, puro e bello, e da tutti riceviamo il tributo, e la nostra Volontà il suo atto compiuto.
Figlia mia, non vi è cosa creata, animata ed inanimata, che non incomincia la vita col com-piere la nostra Volontà e darci il loro tributo. Già la Creazione tutta non è altro che un atto solo di nostra Volontà, già sta al suo posto regio e, sebbene incosciente, pure Essa tiene la sua vita operante di luce nel sole, la sua vita operante di fortezza ed impero nel vento, vita operante d’immensità nell’immensità dello spazio; in ciascuna cosa creata svolge la sua vita e tiene nel suo grembo tutti e tutto, in modo che nessuno si può muovere né fare un moto se [la nostra Vo-lontà] non lo vuole; ed i veli delle cose create Ci danno il tributo continuo e la grande gloria del grande onore che vengono dominate dalla nostra Volontà.
Ora resta la creatura; chi può dire, tolta la macchia originale, che il neonato non è innocen-te e santo? e se si aggiunge il Battesimo, un periodo della vita del bimbo, fino a tanto che il peccato attuale non entra nell’anima sua, non sia il bambino un atto di mia Volontà? e se muove il passo, se parla, se pensa, se fa agire le sue manine, voluti e disposti tutti questi piccoli atti dal-la mia Volontà, non sono tributi e gloria che riceviamo? Forse saranno incoscienti, ma la mia Volontà riceve da quella piccola natura quello che Essa vuole. E’ solo il peccato che fa perdere la santità e mette fuori dalla creatura la vita operante della mia Volontà; perché, se non c’è il peccato Noi la portiamo in grembo, la circondiamo della nostra santità, e quindi non potrà farne a meno di sentire in essa la vita operante della mia Volontà.
Vedi dunque, tutti e tutto hanno principio e nascono insieme colla mia Volontà innocenti, santi e degni di Colui che li ha creati; ma chi conserva questa innocenza e santità? Chi sta sem-pre al suo posto nella mia Volontà; essa sola è la trionfatrice nello spazio dell’universo, è la por-tabandiera e riunisce tutto l’esercito della Creazione per portarlo a Dio con voce parlante e con piena conoscenza la gloria, l’onore ed il tributo di tutto e di tutti.
Perciò si può dire che la mia Volontà è tutto per la creatura”
(…)

Dal Volume 36 - Aprile 12, 1938

Chi vive nel Voler Divino, in ogni suo atto [Esso] vi pronunzia il Fiat e ne forma tante vite divine. Come [il Voler Divino] Si dà in potere della creatura e le fa fare ciò che vuole. Differenza che passa tra chi vive in Essa e tra chi è rassegnata.
(…)
“Figlia mia benedetta della mia Volontà, quante meraviglie sa fare il mio Volere nella creatura, purché Le dia il primo posto e Le dà tutta la libertà di farla operare! Essa prende la volontà, la parola, l’atto che vuol fare la creatura, la immedesima con Sé, la investe colla sua vir-tù creante, vi pronunzia il suo Fiat e ne forma tante vite per quante creature esistono.
Vedi, tu stavi chiedendo nella mia Volontà il suo battesimo a tutti i neonati che usci-ranno alla luce del giorno, e quindi la sua vita regnante in essi. La mia Volontà non ha esi-tato un istante, subito ha pronunziato il suo Fiat ed ha formate tante vite di Sé per quanti neonati uscivano alla luce, battezzandoli come tu volevi colla sua luce, prima, e poi dando a ciascuno la sua vita. E se questi neonati, o per incorrispondenza o per mancanza di cono-scenza, non la possederanno questa vita nostra, ma per Noi questa vita resta, ed abbiamo tante vite divine che Ci amano, Ci glorificano, Ci benedicono, come amiamo in Noi stessi. Però queste nostre vite divine sono la più grande gloria nostra, ma non mettono da parte colei che diede l’occasione al nostro Fiat Divino di formare tante nostre vite per quanti ne-onati uscivano alla luce, anzi la tengono nascosta in loro per farla amare come loro amano e farle fare ciò che fanno; né mettono da parte i neonati, anzi sono tutt’occhio sopra di es-si, li vigilano, li difendono, per poter regnare nelle anime loro.
Figlia mia, chi può dirti come amiamo questa creatura che vive nel nostro Volere? L’amiamo tanto che diamo il nostro Volere in suo potere, affinché ne faccia ciò che vuole: se vuole formare vite nostre, la facciamo fare; se vuole riempire Cielo e terra del nostro amo-re, le diamo la libertà di farla fare, tanto che Ci fa dire da tutti che Ci amano; anche nel piccolo uccellino che trilla, gorgheggia e canta, sentiamo il Ti amo di chi vive nel nostro Volere. Se nel-la foga del suo amore vuole amarci di più, entra nel nostro atto creante e si diletta di crearci nuovi soli, cieli e stelle, e Ci fa dire senza mai cessare: ‘Vi amo, Vi amo’, e prende la parte nar-ratrice di narrare la gloria nostra. Nella nostra Volontà la vista è lunga ed è tutta attenzione, tutt’occhio per vedere che cosa vogliamo e come può amarci di più”. Mio Dio, quante meravi-glie, quante sorprese ci sono nel tuo Volere! Il suo dolce incanto è tanto, che non solo si resta rapiti, ma come imbalsamati, trasformati nelle stesse meraviglie del Fiat, in modo che non si sa come fare per uscirne.
Onde pensavo tra me: “Ma qual sarà la differenza tra chi vive nel Voler Divino e tra chi si rassegna nelle circostanze dolorose della vita, e tra chi non la fa affatto la Divina Volontà?” Ed il mio dolce Gesù ritornando ha soggiunto:
“Figlia mia benedetta, la differenza è tanta che non vi è paragone che regge! Per chi vive nel mio Volere tiene il dominio su tutti, e Noi l’amiamo tanto che la facciamo giungere a domi-nare Noi stessi, e godiamo tanto nel vedere la piccolezza della creatura dominarci, che proviamo gioia insolita, perché vediamo che la nostra Volontà domina nella creatura ed essa domina in-sieme col nostro Volere; ed oh, quante volte Ci facciamo vincere! E molte volte è tanta la no-stra gioia, che facciamo vincere la nostra Volontà nella creatura, anziché in Noi stessi.
Oltre di ciò, col vivere nel nostro Volere, al suo continuo contatto acquista i sensi divini, acquista la vista lunga; la sua luce è tanto penetrante e chiara che giunge a fissarsi in Dio, in cui guarda gli arcani divini. La nostra santità e bellezze le sono palpabili, le ama, le fa sue; con quest’occhio di luce, dovunque trova il suo Creatore, non vi è cosa in cui non Lo trova, [e il Creatore] colla sua maestà e col suo amore involge la creatura e si fa sentire quanto l’ama nel sentirsi amato. L’amo, ed oh, le gioie indescrivibili d’ambo le parti, nel sentirsi amata, ed amar-lo in ogni cosa! [La creatura] acquista l’udito divino e subito sente ciò che Noi vogliamo; è sempre intenta ad ascoltarci né vi è bisogno di dire e ridire ciò che vogliamo, basta un piccolo cenno e tutto è fatto. Acquista l’odorato divino e [al] solo fiutare avverte se ciò che la circonda è buono e santo ed appartiene a Noi. Acquista il gusto divino, tanto che a sazietà si pasce d’amore e di tutto ciò che è Cielo. Finalmente nel nostro Volere acquista il tatto nostro, in modo che tutto è puro e santo né vi è timore che il minimo alito possa ombrarla. Tutta bella, vaga e leggiadra è chi vive nel mio Fiat (…)”.
‘ Vieni, o Voler Supremo,
a regnare sulla terra,
investi tutte le generazioni,
vinci e conquidi tutti! (Volume 35 - Novembre 20, 1937)
Gesù, Amor mio, io mi stringo a Te per mettere il mio Ti amo in ognuno dei Sacramenti che istituisci. Lo depongo in ogni Battesimo che si amministra per chiederti, in virtù di esso, di concedere il FIAT Divino a ciascun battezzato. Te lo ripeto nel Sacramento della Cresima, per invocare la vittoria della tua Divina Volontà in ogni cresimando. Questo mio Ti amo lo suggello ancora nel Sacramento della Estrema Unzione per ottenere che ogni morente com-pia l’ultimo atto della sua vita nella tua Divina Volontà. Lo imprimo nel Sacramento dell'Ordi-ne Sacro, per chiederti Sacerdoti che siano conformi al tuo Volere, i quali posseggano ed e-stendano il tuo Santo Regno. Il mio Ti amo s’imprime nel Sacramento del Matrimonio, per domandarti famiglie formate alla scuola del tuo FIAT Divino. S’introduce nel Sacramento della Penitenza, per pregarti di dare in ogni confessione di fedeli, morte al peccato e vita alla tua Divina Volontà. Salvator mio Gesù, io voglio che il mio Ti amo non Ti abbandoni giammai e sia eterno con Te, perciò lo lascio col mio Ti adoro, Ti benedico, Ti ringrazio, in ogni Ostia Sacramenta-le, in ogni lacrima segreta che versi per ciascuna particola consacrata, in ogni offesa che ri-cevi ed in ciascuna riparazione che compi, per domandare con Te che il Regno della tua Divi-na Volontà domini come in Cielo così in terra. Mio Arciere Celeste, ferisci da ogni Taberna-colo le umane volontà, stendi su di esse le tue catene d’amore, usa tutti i tuoi stratagemmi amorosi per vincerle, poscia dacci in cambio il tuo Volere, affinché Esso sia uno col nostro, come in Cielo così in terra.

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