6
- GIUSEPPE UMILE
Dio
dà la grazia agli umili. Giac.. 4, e.
1.
Giuseppe è umile.
Nei
misericordiosi disegni di Dio, egli dev'essere il custode di Gesù che si
chiamerà «l'umile di cuore ». È logico che a quell'ufficio il Signore
scelga di preferenza chi a Lui in qualche modo rassomigli.
Del
resto la prontezza con la quale Giuseppe ascolta la parola di Dio, comunque il
Signore gliela manifesti, è la riprova delle sue serene disposizioni d'umiltà.
Egli è abituato a far della parola di Dio la sua meditazione: sa quindi che il
bene ci viene da Lui per tutte le vie e che il male viene unicamente da noi. Per
questo, più che mai egli aderisce a Dio.
2.
E l'umiltà lo rende forte.
Quando
si è abituati a contare unicamente su di noi, si è portati a due eccessi: o ad
esaltarsi troppo o a troppo deprimersi. È anche questa una forma di
debolezza, una forma d'impotenza.
Ma
quando ci si appoggia sul Signore, non c'è motivo di diffidenza, non c'è
motivo di scoramento. Il Signore ci conosce e conosce le nostre necessità e non
ignora la nostra povertà. Ci siamo abbandonati a Lui, e Lui non ci abbandona.
È Padre, il Signore, come nessuno. Chi sta con Lui è al sicuro: ha la forza
di Dio.
3.
L'umiltà attira la grazia.
La
forza di Dio, messa a servizio dell'uomo, si chiama grazia. La grazia ha
dunque in alto le sue sorgenti: chi si abbassa sente giungere sino alle più
riposte profondità il flusso benefico; ma chi s'innalza mette una barriera tra
lui e Dio. L'acqua celeste non giunge più ad irrigare e fecondare.
Giuseppe
aveva il cuore fiorente come giardino privilegiato. E in lui il Signore trovava
le sue compiacenze.
Giuseppe umile, guarda a me che son tanto
superbo. Dovrei vergognarmi delle mie miserie, mentre, piuttosto che superarle
con l'aiuto della grazia divina, cerco di nasconderle e insieme decanto i miei
supposti meriti e ostento le mie così dette qualità. Come sono meschino, e
di quanta compassione ho bisogno! Tu che nutristi il Redentore e lo difendesti
dai nemici perché fosse la nostra salute, di' al tuo Gesù che chiuda gli occhi
sulla mia ostinatezza e la vinca con la pazienza del suo amore.
LETTURA
«Il
fondamento della devozione era per san Giuseppe, come per Maria, l'umiltà ».
Fatta
questa affermazione, il padre Faber - il piissimo e dottissimo oratoriano
inglese - osserva: «Tuttavia l'umiltà di Giuseppe differiva da quella della
sua casta sposa. C'era, in questa sua umiltà, meno oblio di sé stesso. Il
suo sguardo era sempre fisso sulla sua propria indegnità...
Giuseppe
era, in qualche modo, la personificazione del disinteresse. Egli era semplicemente
la provvidenza visibile di Gesù e di Maria. La sua grazia particolare era il
possesso di se stesso.
Quest'anima
rifletteva nella sua calma trasparente tutte le immagini dei celesti oggetti
che lo circondavano. Giuseppe non era una luce che brillava; era piuttosto un
odore che si esalava nella casa di Dio».
FIORETTO.
Nasconderò volentieri ciò che torna a mio onore, pensando alle mie molte
miserie.
GIACULATORIA.
O Giuseppe, umile di cuore, prega per noi.
Di te dimentico t'unisci ai cori lieti
degli angeli, e Gesù adori.
7
- GIUSEPPE MANSUETO
I
mansueti erediteranno la terra. Ps., 36, tt.
l.
Giuseppe è mansueto.
È
mansueto perché è umile. I superbi sono intolleranti e insofferenti, pronti
allo scatto, alle rappresaglie, al disprezzo, alla durezza, all'egoismo. Ma gli
umili sono proprio alla mano: fratelli ai fratelli, amici a tutti, pronti a
chiudere gli occhi su gli altrui falli, contenti di sentirsi in pace con tutti,
felici di veder sorridere, asciugando le lacrime altrui.
Giuseppe
non lo possiamo pensare che mansueto.
Gesù
ebbe in odio gli orgogliosi, i prepotenti: se ha voluto crescere sotto gli
occhi di Giuseppe, è segno che in Giuseppe la mitezza di cuore era abito
giocondo e festevole. L'abito di Gesù.
2.
Giuseppe sa compatire.
Caratteristica
dei mansueti è quella di sapersi mettere al posto degli altri. Grande sapienza!
Noi abbiamo, d'ordinario, due pesi e due misure. Severissimi con gli altri,
indulgentissimi con noi. I santi fanno il contrario. Giuseppe, santo, ha
goduto inoltre della familiarità di Gesù, ch'è quanto dire, ha visto in
atto la mansuetudine di Dio. Arricchito dei doni del Cielo, questi doni sarà
lieto di mettere a profitto dei fratelli, meno privilegiati di lui, sapendo
che, nel pensiero del Padre, ogni dono non è di uno solo ma di tutti i suoi
figliuoli. La mansuetudine nasce da questa considerazione che Gesù inculcherà
senza stanchezza: Uno il Padre di tutti, Dio; e voi siete tutti fratelli.
3.
Giuseppe, mansueto, sa aspettare.
Non
muove foglia che Dio non voglia... Chi è nervoso, violento, prepotente, chi
vuol spezzare piuttosto che piegare, o meglio, che convincere, perde facilmente
la pazienza e fa male agli altri e a sé. Sapere aspettare è un grande atto di
fiducioso amore verso Dio, è un grande atto di carità verso gli altri che possono
riprendersi, ricredersi, mutarsi in meglio. È tanto paziente il Signore!
Giuseppe lo sa e, anche quando non riesce a intendere, sa aspettare.
Giuseppe, mansueto nella gioia e nella
tristezza, rispettoso di Dio e dei fratelli, esorta l'anima mia a saper veder le
cose nel grande luminoso specchio della divina volontà: nulla la turberà e
tutto la rinsalderà nell'amore della virtù, nella certezza della celeste protezione,
perché Dio è provvidenza materna, perché Dio sa trarre il bene anche dal
male.
LETTURA
«L'infanzia
di Gesù fu la croce di san Giuseppe» nota con fine intuito il padre Faber.
«Betleem gli tenne il posto del Calvario; i turbamenti e gli strapazzi che
l'Incarnazione portò con sé ricadono in gran parte su di lui. I tesori di Dio
sono affidati alla sua sola vigilanza. Il dubbio, il timore, l'ansietà, la
premura, gli occhi degli uomini, le gravi responsabilità, sono le prove che
pesano su coloro i quali hanno passato il primo periodo dell'età virile, e più
pesantemente del solito su di un cuore tenero e affettuoso come quello di san
Giuseppe. Egli dovette, nel timido rispetto di un contemplativo, trovare il
coraggio di un apostolo. Per circa trent'anni l'Incarnazione gli lascia appena
un giorno di pace; e quando a Nazaret egli gustò una specie di inquieta
tranquillità, i fuochi dell'amor divino, attizzati dalla vicinanza di Gesù
divoravano la sua vita in silenzio».
FIORETTO.
Riceverò con pazienza sgarbi o osservazioni, che potranno ferirmi durante la
giornata.
GIACULATORIA.
Giuseppe, mite di cuore, prega per noi.
Per tuo modello, contempli pio Gesù,
l'Agnello mite di Dio.
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