I QUADERNI DEL 1944: dal QUADERNO N° 14 di Maria Valtorta edizioni CEV
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‑ 1 ‑ 1944. Dice Gesù:
«È
una pagina dolorosa a dettarla, a scriverla, a leggerla. Ma è verità e va
detta. Scrivi. È per i sacerdoti.
Molto
si accusano i fedeli d’esser poco fedeli e tiepidi molto.
Molto si accusano gli uomini d’esser senza carità, senza purezza, senza
distacco dalle ricchezze, senza spirito di fede. Ma come i figli, salvo rare
eccezioni, sono come li formano i genitori, non tanto con le repressioni, quanto
con l’esempio, altrettanto i fedeli
sono, salvo le sempre esistenti eccezioni, quali
li formano i sacerdoti, non tanto con le parole quanto con l’esempio.
Le
chiese sparse fra mezzo alle case dell’uomo dovrebbero essere come un faro ed
un purificatoio. Da esse dovrebbe sprigionarsi una luce dolce e potente,
penetrante e attirante, che, come è della luce del giorno, penetrasse,
nonostante tutti i serrami, nel fondo dei cuori.
Guardate
una bella giornata d’estate. Una gloria di luce s’effonde dal sole e
abbraccia la terra. Così vittoriosa e potente che anche nella stanza più
chiusa l’oscurità non è mai completa. Sarà un raggio sottile come capello
di bambino, sarà un punto tremolante su una parete, sarà un pulviscolo d’oro
danzante nell’atmosfera, ma un piccolo segno di luce sta in quella stanza a
testimoniare che fuori vi è lo sfolgorante sole di Dio.
Ugualmente
nei cuori più chiusi, se dalle chiese sparse fra le case si effondesse una
“luce” quale Io ve l’ho indicata come vostro segno, o sacerdoti che Io
chiamo “luce del mondo” - ho chiamato così quando vi ho creati ‑ un
filo, un punto, un pulviscolo di luce penetrerebbe, quel tanto da ricordare che
vi è sul mondo “una Luce”, quel tanto da metter fame di luce, di “quella
Luce”, nei cuori.
Ma
quante sono le chiese dalle quali emana una così viva luce da forzare le chiuse
porte dei cuori e penetrarvi e portarvi Dio, Dio che è Luce? Ma quante sono le
anime delle chiese, voi parroci e curati, voi sacerdoti e monaci, voi tutti che
Io ho vocati ad esser portatori di Me ai cuori, che siano talmente accesi dalla
Carità da riuscire a vincere il gelo delle anime ed a portare nei cuori degli
uomini l’amore di Dio e l’amore a Dio, a Dio che è Carità?
Gli
uomini nei loro dolori, ed Io solo so se sono tanti, nei loro dolori, diversi
dai vostri ‑ o almeno i vostri dovrebbero esser diversi dai loro, perché
i vostri dovrebbero essere solo pene che vengono dallo zelo per il vostro
Signore Iddio non sufficientemente amato, per i fedeli che si perdono, per i
peccatori che non si convertono, questi e non altri dovrebbero essere i vostri dolori perché Io,
chiamandovi, non vi ho additato una reggia, una tavola, una borsa, una famiglia,
ma una croce, la mia Croce, sulla
quale morii nudo, sulla quale spirai solo, sulla quale salii dopo essermi
staccato, spogliato di tutto, anche
della mia povertà che era ricchezza rispetto alla mia miseria di giustiziato al
quale non resta che il patibolo fatto di poco legno e di tre chiodi e un pugno
di spine tessute a corona, e questo per
dire a tutti, a voi in specie, che le anime si salvano con il sacrificio, con la
generosità nel sacrificio che va sino allo spogliamento totale, assoluto, degli
affetti, dei comodi, del necessario, della vita ‑ gli uomini, nei loro dolori, dovrebbero poter guardare
alla loro chiesa come ad una mamma sul cui grembo si va a piangere e ad
ascoltare parole di conforto, dopo aver narrato i propri affanni, con la
certezza d’esser ascoltati e compresi. Gli uomini, nei loro oscuramenti dati
da tante cause, non sempre originate
dalla loro volontà, ma imposte da altrui volontà,
da un complesso di circostanze che li
inducono a credere all’errore o a dubitare di Dio, dovrebbero trovare voi,
portatori di luce, della mia luce, voi
pietosi come il samaritano, voi maestri come il vostro Maestro, voi padri come
il Padre vostro.
La
terra, corrotta da tante cose, fermenta come corpo che imputridisce e contamina
col suo lezzo di peccato le anime. Ma se le chiese sparse fra le case fossero
incensieri dove un sacerdote vive ardendo e si arde amando, il lezzo del mondo
sarebbe bilanciato dal profumo di Dio traspirante dai
cuori dei sacerdoti viventi in totale “fusione” con Dio, annullati in Dio
sino a non essere più che simili a Me che sono nel Sacramento a disposizione
dell’uomo ad ogni ora ‑ Io,
Dio, ci sono senza stanchezze, senza superbie, senza resistenze ‑ ed
i cuori verrebbero purificati.
I
sacerdoti così, perfetti, sono come il sole. Aspirano le anime al Cielo come fossero
gocce di acqua, le purificano nell’atmosfera del Cielo e poscia sono come nubi
che si sciolgono leggere in benefica rugiada, durante la notte, nel
nascondimento, per portare refrigerio alle ferite ed alle arsioni dei cuori,
poveri fiori feriti da tante cose.
Aspirano:
per aspirare a sé occorre avere una grande forza. Solo l’amore vivissimo per
il Signore e per i fratelli ve la possono dare. Fissi in Dio, in alto, molto in
alto sulla terra, voi potete, se volete, attirare a voi, ossia a Dio in cui
vivete, le anime. È un’operazione che richiede generosità e
costanza. Anche
il battere del ciglio deve servire a questo scopo. Tutte le vostre azioni devono aver questo per mèta. Vi sono sguardi che
possono convertire un cuore quando da quegli sguardi traluce Dio.
Sciogliersi:
sacrificarsi,
con tutti i modi, nel nascondimento, portando alle anime arse il
refrigerio celeste che si effonde così dolcemente che esse non sanno quando si
è effuso ma se ne trovano roride. Proprio come fa la rugiada che,
silenziosa e pudica, scende mentre tutto riposa: gli uomini, gli animali ed i
fiori, e deterge l’aria dalle impurità diurne, e disseta e imperla gli steli
e le fronde.
Sacrificio,
sacrificio, sacrificio,
o sacerdoti.
Preghiera, preghiera, preghiera,
o pastori.
Vi
ho chiamato “pastori”.
Non vi ho chiamato “solitari” e non “capitani”. Il solitario vive a
sé. Il capitano marcia alla testa dei suoi. Ma
il “pastore”
sta in mezzo al suo gregge e lo sorveglia. Non si isola perché il gregge si
disperderebbe. Non cammina alla testa perché gli svagati del gregge
rimarrebbero seminati per via, preda ai lupi ed ai ladroni.
Il
pastore, se non è un pazzo, vive in mezzo al suo gregge, lo chiama, lo raduna,
instancabile va su e giù lungo di esso, lo precede nelle cose difficili,
saggia lui per il primo le
difficoltà, le appiana più che può, rende sicuri i passi maleagevoli con la
sua fatica, poi resta nel punto difficile per sorvegliare il passaggio delle sue
pecorelle e, se ne vede qualcuna paurosa o debole, se la prende sulle spalle e
la porta oltre il punto pericoloso, e se viene il lupo non fugge ma si butta
contro esso, avanti alle sue pecore, e le difende, anche a costo di morirne pur
di salvarle. Si immola per esse, per saziare la fame della belva, di modo che
questa non senta più bisogno di sbranare. Quante belve ci sono contro le anime!
Il pastore non si perde in inutili discorsi coi passanti, non si divaga dietro a
cose che non sono di sua competenza. Si occupa del suo gregge e basta.
Ora
guardate. Non sembra di leggere il capo 8° di Ezechiele?
Primo
idolo: la Gelosia.
Dovreste
essere carità, non è vero? Carità
per indurre altri alla carità. Che siete?
Gelosi l’uno dell’altro. Vi offendete se un laico vi critica. Ma non vi
criticate, e spesso ingiustamente, l’un l’altro? Il superiore critica gli
inferiori. L’inferiore critica i superiori. Siete gelosi se uno di voi è
notato, se uno di voi riesce meglio, se uno di voi diviene più ricco. Questo poi, che dovrebbe farvi orrore, è invece quello che più vi fa
gola. Ma ero ricco Io, Sacerdote
eterno? Siate perfetti e sarete notati e lodati, per quanto dovrebbe solo premervi la lode del vostro Dio. Siate
perfetti e riuscirete nell’unico scopo degno della vostra veste: quello di portare anime a Dio.
Secondo
idolo, anzi molti idoli: le diverse eresie che sostituiscono in voi il culto che
dovreste avere.
Anche
voi, come i settanta anziani nominati
da Ezechiele, state incensando ognuno l’idolo che preferite. E lo fate nelle
tenebre sperando che l’occhio dell’uomo non vi veda. Ma vi vede. E lo
scandalizzate. Perché i fedeli, e gli uomini in genere, sono come i bambini che
sembra non osservino, ma non lasciano mai di
tenere d’occhio e d’orecchio i più grandi di loro.
Ma
non sapete che, se anche l’uomo non vedesse, Dio vi vede?
E perché dunque spargete i vostri incensi davanti alla potenza
dell’oro o a quella dell’uomo? Non osservo Io dall’alto del mio trono
troppi miei sacerdoti occupati a dedicare il loro tempo - quel tempo che do loro
perché lo spendano nella loro missione sacerdotale ‑ in commerci umani,
atti ad aumentare il loro benessere? Sì, lo vedo. Non
osservo Io ‑ ed il cuore mi si rivolta ‑ troppi miei sacerdoti
abiuranti la mia Legge per ubbidire alla legge di uomini disgraziati, sperandone
onore e lucro? Sì, lo vedo.
Oh!
i sacerdoti politicanti! I sinedristi
di ora! Ricordino però questi quale fu la fine del Sinedrio proprio per mano di
coloro ai piedi dei quali avevano prosternata la loro coscienza e infranta la
mia Legge. E non dico di più. Questo per parte degli uomini. Il
resto poi verrà dal Giudice eterno e giusto.
Terzo
idolo: il senso.
Sì,
vi è anche questo. E non dico di più per rispetto del mio “portavoce”. Ma
ognuno esamini se stesso per vedere se, al posto dove uniche creature femminee
lecite da ricordare con amore da un
sacerdote ‑ mia Madre e la loro madre ‑ non sia una dea pagana.
Pensate che toccate Me, che ricevete Me. E basta. Non
mettete il Purissimo a contatto con una carne maculata di lussuria.
Quarto
idolo: l’adorazione dell’oriente.
Le
sètte. Sì, anche questo. E non
dovrei guardare molti di voi con sdegno ed avere per molti le apostrofi che ho
avuto per i farisei ed i dottori del mio tempo? E non dovrei suscitare delle
“luci” fra i laici che mi amano come molti di voi non m’amano, per pietà
delle anime che voi lasciate nel gelo, nel buio, nell’impurità, per le anime
alle quali non siete via a Dio ma sentiero che porta al basso? E come osate
ripetere la mia Parola e predicare la mia Legge quando Parola e Legge sono a voi
condanna? Chi è mondo divenga ancor più mondo, chi non è mondo si mondi.
L’umanità
si trova ad un grande bivio. Da esso si dipartono due strade: l’una porta
salendo a Dio, l’altra conduce scendendo a
Satana. Al bivio è un masso. Siete
voi. Se farete di voi baluardo e spinta verso la prima, Satana non irromperà
e le anime saranno spinte a Dio. Ma se voi
per i primi rotolate verso la china di
Satana, trascinerete l’umanità, con anticipata ora, verso gli orrori
dell’Anticristo.
E
se costui deve venire, guai a quelli che
ne anticipano la venuta e la prolungano, perché esso cesserà d’essere
all’ora in eterno fissata, e più lungo sarà il tempo della sua dimora e più
numeroso il numero delle anime che si perdono. Non una di esse passerà
invendicata, ricordatevelo. Ché, se il vostro Dio vede il passero che
muore, come non può vedere un’anima che muore? Agli
uccisori della stessa, quali che siano, chiederò ragione e darò condanna.»
LINK PER IL SANTO ROSARIO RECITATO PER I SACERDOTI CHE OGGI VI CHIEDIAMO DI PREGARE COME GRUPPO:
http://www.preghiereagesuemaria.it/rosari/rosario%20recitato%20per%20i%20sacerdoti.htm
in alternativa o in aggiunta pregare la coroncina:
coroncina per i sacerdoti NDV
in alternativa o in aggiunta pregare la coroncina:
coroncina per i sacerdoti NDV
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