Cari amici, a seguito della grande ignoranza del nostro popolo cristiano, delle verità fondamentali della nostra fede su cui si fonda la Chiesa nostra famiglia, per evitare che il nemico approfitti per nostra colpa di questa inaccettabile situazione, in cui tutti noi si incorrere in eresie, errori, strafalcioni, cattivi pastori e falsi profeti, facendo gioco forza al suo regno di male, da oggi ci addentreremo nel catechismo della Chiesa Cattolica, attraverso un compendio formulato dal Papa Benedetto XVI. Sia questa azione ispirata dallo Spirito Santo, in Lui abbia il suo svolgersi e in Lui trovi il Suo compimento e porti i Suoi frutti.
Sia benedetto il Sommo Pontefice, vicario di Cristo in terra, Luce per dirigere le genti in un mondo denso di fittissima tenebra.
Amen!
IO CREDO - NOI CREDIAMO (CAPITOLI 1* E 2*)
1. Qual è il
disegno di Dio per l'uomo?
1-25
Dio,
infinitamente perfetto e beato in se stesso, per un disegno di pura
bontà ha liberamente
creato l'uomo
per renderlo partecipe della sua vita beata. Nella pienezza dei
tempi, Dio Padre
ha mandato suo
Figlio come redentore e salvatore degli uomini caduti nel peccato,
convocandoli
nella sua Chiesa e rendendoli figli adottivi per opera dello Spirito
Santo ed
eredi della
sua eterna beatitudine.
CAPITOLO PRIMO
L'UOMO É
«CAPACE» DI DIO
30
«Tu sei
grande, Signore, e ben degno di lode [...]. Ci hai fatto per te e il
nostro cuore non ha
sosta finché
non riposa in te» (sant'Agostino).
2. Perché
nell'uomo c'è il desiderio di Dio?
27-30; 44-45
Dio stesso,
creando l'uomo a propria immagine, ha iscritto nel suo cuore il
desiderio di
vederlo. Anche
se tale desiderio è spesso ignorato, Dio non cessa di attirare
l'uomo a sé,
perché viva e
trovi in lui quella pienezza di verità e di felicità, che cerca
senza posa. Per
natura e per
vocazione, l'uomo è pertanto un essere religioso, capace di entrare
in comunione
con Dio.
Questo intimo e vitale legame con Dio conferisce all'uomo la sua
fondamentale
dignità.
3. Come si può
conoscere Dio con la sola luce della ragione?
31-36; 46-47
Partendo dalla
creazione, cioè dal mondo e dalla persona umana, l'uomo, con la sola
ragione,
può con
certezza conoscere Dio come origine e fine dell'universo e come sommo
bene,
verità e
bellezza infinita.
4. Basta la
sola luce della ragione per conoscere il mistero di Dio?
37-38
L'uomo, nel
conoscere Dio con la sola luce della ragione, incontra molte
difficoltà. Inoltre
non può
entrare da solo nell'intimità del mistero divino. Per questo, Dio
l'ha voluto
illuminare con
la sua Rivelazione non solo su verità che superano la comprensione
umana,
ma anche su
verità religiose e morali, che, pur accessibili di per sé alla
ragione, possono
essere così
conosciute da tutti senza difficoltà, con ferma certezza e senza
mescolanza di
errore.
5. Come si può
parlare di Dio?
39-43; 48-49
Si può
parlare di Dio, a tutti e con tutti, partendo dalle perfezioni
dell'uomo e delle altre
creature, le
quali sono un riflesso, sia pure limitato, dell'infinita perfezione
di Dio. Occorre,
tuttavia,
purificare continuamente il nostro linguaggio da quanto contiene di
immaginoso e
imperfetto,
ben sapendo che non si potrà mai esprimere pienamente l'infinito
mistero di Dio.
CAPITOLO
SECONDO
DIO VIENE
INCONTRO ALL'UOMO
LA RIVELAZIONE
DI DIO
6. Che cosa
Dio rivela all'uomo?
50-53; 68-69
Dio, nella sua
bontà e sapienza, si rivela all'uomo. Con eventi e parole rivela Se
stesso e il
suo disegno di
benevolenza, che ha prestabilito dall'eternità in Cristo a favore
dell'umanità.
Tale disegno
consiste nel far partecipare, per la grazia dello Spirito Santo,
tutti gli uomini
alla vita
divina, quali suoi figli adottivi nel suo unico Figlio.
7. Quali sono
le prime tappe della Rivelazione di Dio?
54-58; 70-71
Dio, fin dal
principio, si manifesta ai progenitori, Adamo ed Eva, e li invita ad
un'intima
comunione con
lui. Dopo la loro caduta, non interrompe la sua rivelazione e
promette la
salvezza per
tutta la loro discendenza. Dopo il diluvio, stipula con Noè
un'alleanza tra lui e
tutti gli
esseri viventi.
8. Quali sono
le tappe successive della Rivelazione di Dio?
59-64; 72
Dio sceglie
Abram chiamandolo fuori del suo Paese per fare di lui «il padre di
una
moltitudine di
popoli» (Gn 17,5), e promettendogli di benedire in lui «tutte le
Nazioni della
terra» (Gn
12,3). I discendenti di Abramo saranno i depositari delle promesse
divine fatte ai
Patriarchi.
Dio forma Israele come suo popolo di elezione, salvando lo dalla
schiavitù
dell'Egitto,
conclude con lui l'Alleanza del Sinai e, per mezzo di Mosè, gli dà
la sua Legge. I
Profeti
annunziano una radicale redenzione del popolo e una salvezza, che
includerà tutte le
Nazioni in una
Alleanza nuova ed eterna. Dal popolo d'Israele, dalla stirpe del re
Davide
nascerà il
Messia: Gesù.
9. Qual è la
tappa piena e definitiva della Rivelazione di Dio?
65-66; 73
È quella
attuata nel suo Verbo incarnato, Gesù Cristo, mediatore e pienezza
della
Rivelazione.
Egli, essendo l'Unigenito Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola
perfetta e
definitiva del
Padre. Con l'invio del Figlio e il dono dello Spirito la Rivelazione
è ormai
pienamente
compiuta, anche se nel corso dei secoli la fede della Chiesa dovrà
coglierne
gradualmente
tutta la portata.
«Dal momento
in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva
Parola, Dio ci
ha detto tutto
in una sola volta in questa Sua Parola e non ha più nulla da dire»
(san
Giovanni della
Croce).
10. Quale
valore hanno le rivelazioni private?
67
Pur non
appartenendo al deposito della fede, esse possono aiutare a vivere la
stessa fede,
purché
mantengano il loro stretto orientamento a Cristo. II Magistero della
Chiesa, cui spetta
il
discernimento di tali rivelazioni private, non può pertanto
accettare quelle che pretendono
di superare o
correggere la Rivelazione definitiva che è Cristo.
LA
TRASMISSIONE DELLA RIVELAZIONE DIVINA
11. Perché e
in qual modo la Rivelazione divina va trasmessa?
74
Dio «vuole
che tutti gli uomini siano salvati ed arrivino alla conoscenza della
verità» (1 Tm
2,4), cioè di
Gesù Cristo. Per questo è necessario che Cristo sia annunciato a
tutti gli uomini,
secondo il suo
stesso comando: «Andate e ammaestrate tutte le Nazioni» (Mt 28,19).
È
quanto si
realizza con la Tradizione Apostolica.
12. Che cos'è
la Tradizione Apostolica?
75-79; 83;
96,98
La Tradizione
Apostolica è la trasmissione del messaggio di Cristo, compiuta, sin
dalle
origini del
cristianesimo, mediante la predicazione, la testimonianza, le
istituzioni, il culto,
gli scritti
ispirati. Gli Apostoli hanno trasmesso ai loro successori, i Vescovi,
e, attraverso
questi, a
tutte le generazioni fino alla fine dei tempi, quanto hanno ricevuto
da Cristo e
appreso dallo
Spirito Santo.
13. In quali
modi si realizza la Tradizione Apostolica?
76
La Tradizione
Apostolica si realizza in due modi: con la trasmissione viva della
Parola di
Dio (detta
anche semplicemente la Tradizione), e con la Sacra Scrittura, che è
lo stesso
annuncio della
salvezza messo per iscritto.
14. Quale
rapporto esiste fra la Tradizione e la Sacra Scrittura?
80-82; 97
La Tradizione
e la Sacra Scrittura sono tra loro strettamente congiunte e
comunicanti.
Ambedue
rendono presente e fecondo nella Chiesa il mistero di Cristo e
scaturiscono dalla
stessa
sorgente divina: costituiscono un solo sacro deposito della fede, da
cui la Chiesa
attinge la
propria certezza su tutte le verità rivelate.
15. A chi è
affidato il deposito della fede?
84,91; 94,99
Il deposito
della fede è affidato dagli Apostoli alla totalità della Chiesa.
Tutto il popolo di
Dio, con il
senso soprannaturale della fede, sorretto dallo Spirito Santo e
guidato dal
Magistero
della Chiesa, accoglie la Rivelazione divina, sempre più la
comprende e la applica
alla vita.
16. A chi
spetta interpretare autenticamente il deposito della fede?
85-90; 100
L'interpretazione
autentica di tale deposito compete al solo Magistero vivente della
Chiesa, e
cioè al
Successore di Pietro, il Vescovo di Roma, e ai Vescovi in comunione
con lui. Al
Magistero, che
nel servire la Parola di Dio gode del carisma certo della verità,
spetta anche
definire i
dogmi, che sono formulazioni delle verità contenute nella
Rivelazione divina. Tale
autorità si
estende anche alle verità necessariamente collegate con la
Rivelazione.
17. Quale
relazione esiste tra Scrittura, Tradizione e Magistero?
95
Essi sono tra
loro così strettamente uniti, che nessuno di loro esiste senza gli
altri. Insieme
contribuiscono
efficacemente, ciascuno secondo il proprio modo, sotto l'azione dello
Spirito
Santo, alla
salvezza degli uomini.
LA SACRA
SCRITTURA
18. Perché la
Sacra Scrittura insegna la verità?
105-108;
135-136
Perché Dio
stesso è l'autore della Sacra Scrittura: essa è perciò detta
ispirata e insegna senza
errore quelle
verità, che sono necessarie alla nostra salvezza. Lo Spirito Santo
ha infatti
ispirato gli
autori umani, i quali hanno scritto ciò che egli ha voluto
insegnarci. La fede
cristiana,
tuttavia, non è «una religione del Libro», ma della Parola di Dio,
che non è «una
parola scritta
e muta, ma il Verbo incarnato e vivente» (san Bernardo di
Chiaravalle).
19. Come
leggere la Sacra Scrittura?
109.119; 137
La Sacra
Scrittura deve essere letta e interpretata con l'aiuto dello Spirito
Santo e sotto la
guida del
Magistero della Chiesa, secondo tre criteri: 1) attenzione al
contenuto e all'unità di
tutta la
Scrittura; 2) lettura della Scrittura nella Tradizione viva della
Chiesa; 3) rispetto
dell'analogia
della fede, cioè della coesione delle verità della fede tra di
loro.
20. Che cos'è
il cànone delle Scritture?
120; 138
Il cànone
delle Scritture è l'elenco completo degli scritti sacri, che la
Tradizione Apostolica
ha fatto
discernere alla Chiesa. Tale cànone comprende 46 scritti dell'
Antico Testamento e
27 del Nuovo.
21. Quale
importanza ha l'Antico Testamento per i cristiani?
121-123
I cristiani
venerano l'Antico Testamento come vera Parola di Dio: tutti i suoi
scritti sono
divinamente
ispirati e conservano un valore perenne. Essi rendono testimonianza
della
divina
pedagogia dell'amore salvifico di Dio. Sono stati scritti soprattutto
per preparare
l'avvento di
Cristo Salvatore dell'universo.
22. Quale
importanza ha il Nuovo Testamento per i cristiani?
124-127; 139
Il Nuovo
Testamento, il cui oggetto centrale è Gesù Cristo, ci consegna la
verità definitiva
della
Rivelazione divina. In esso i quattro Vangeli di Matteo, Marco, Luca
e Giovanni,
essendo la
principale testimonianza sulla vita e sulla dottrina di Gesù,
costituiscono il cuore
di tutte le
Scritture e occupano un posto unico nella Chiesa.
23. Quale
unità esiste fra Antico e Nuovo Testamento?
128-130; 140
La Scrittura è
una, in quanto unica è la Parola di Dio, unico il progetto salvifico
di Dio,
unica
l'ispirazione divina di entrambi i Testamenti. L'Antico Testamento
prepara il Nuovo e
il Nuovo dà
compimento all'Antico: i due si illuminano a vicenda.
24. Quale
funzione ha la Sacra Scrittura nella vita della Chiesa?
131-133; 141
La Sacra
Scrittura dona sostegno e vigore alla vita della Chiesa. È, per i
suoi figli, saldezza
della fede,
cibo e sorgente di vita spirituale. È l'anima della teologia e della
predicazione
pastorale.
Dice il Salmista: essa è «lampada per i miei passi, luce sul mio
cammino» (Sal
119,105). La
Chiesa esorta perciò alla frequente lettura della Sacra Scrittura,
perché
«l'ignoranza
delle Scritture è ignoranza di Cristo» (san Girolamo).
LA CATECHESI PROSEGUE DOMANI.....FINE PARTE PRIMA......
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