lunedì 16 aprile 2012

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

Cari amici, a seguito della grande ignoranza del nostro popolo cristiano, delle verità fondamentali della nostra fede su cui si fonda la Chiesa nostra famiglia, per evitare che il nemico approfitti per nostra colpa di questa inaccettabile situazione, in cui tutti noi si incorrere in eresie, errori, strafalcioni, cattivi pastori e  falsi profeti, facendo gioco forza al suo regno di male, da oggi ci addentreremo nel catechismo della Chiesa Cattolica,  attraverso un compendio formulato dal Papa Benedetto XVI. Sia questa azione ispirata dallo Spirito Santo, in Lui abbia il suo svolgersi e in Lui trovi il Suo compimento e porti i Suoi frutti.
Sia benedetto il Sommo Pontefice, vicario di Cristo in terra, Luce per dirigere le genti in un mondo denso di fittissima tenebra.
Amen!

IO CREDO - NOI CREDIAMO (CAPITOLI 1* E 2*)
1. Qual è il disegno di Dio per l'uomo?
1-25
Dio, infinitamente perfetto e beato in se stesso, per un disegno di pura bontà ha liberamente
creato l'uomo per renderlo partecipe della sua vita beata. Nella pienezza dei tempi, Dio Padre
ha mandato suo Figlio come redentore e salvatore degli uomini caduti nel peccato,
convocandoli nella sua Chiesa e rendendoli figli adottivi per opera dello Spirito Santo ed
eredi della sua eterna beatitudine.
CAPITOLO PRIMO
L'UOMO É «CAPACE» DI DIO
30
«Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode [...]. Ci hai fatto per te e il nostro cuore non ha
sosta finché non riposa in te» (sant'Agostino).
2. Perché nell'uomo c'è il desiderio di Dio?
27-30; 44-45
Dio stesso, creando l'uomo a propria immagine, ha iscritto nel suo cuore il desiderio di
vederlo. Anche se tale desiderio è spesso ignorato, Dio non cessa di attirare l'uomo a sé,
perché viva e trovi in lui quella pienezza di verità e di felicità, che cerca senza posa. Per
natura e per vocazione, l'uomo è pertanto un essere religioso, capace di entrare in comunione
con Dio. Questo intimo e vitale legame con Dio conferisce all'uomo la sua fondamentale
dignità.
3. Come si può conoscere Dio con la sola luce della ragione?
31-36; 46-47
Partendo dalla creazione, cioè dal mondo e dalla persona umana, l'uomo, con la sola ragione,
può con certezza conoscere Dio come origine e fine dell'universo e come sommo bene,
verità e bellezza infinita.
4. Basta la sola luce della ragione per conoscere il mistero di Dio?
37-38
L'uomo, nel conoscere Dio con la sola luce della ragione, incontra molte difficoltà. Inoltre
non può entrare da solo nell'intimità del mistero divino. Per questo, Dio l'ha voluto
illuminare con la sua Rivelazione non solo su verità che superano la comprensione umana,
ma anche su verità religiose e morali, che, pur accessibili di per sé alla ragione, possono
essere così conosciute da tutti senza difficoltà, con ferma certezza e senza mescolanza di
errore.
5. Come si può parlare di Dio?
39-43; 48-49
Si può parlare di Dio, a tutti e con tutti, partendo dalle perfezioni dell'uomo e delle altre
creature, le quali sono un riflesso, sia pure limitato, dell'infinita perfezione di Dio. Occorre,
tuttavia, purificare continuamente il nostro linguaggio da quanto contiene di immaginoso e
imperfetto, ben sapendo che non si potrà mai esprimere pienamente l'infinito mistero di Dio.
CAPITOLO SECONDO
DIO VIENE INCONTRO ALL'UOMO
LA RIVELAZIONE DI DIO
6. Che cosa Dio rivela all'uomo?
50-53; 68-69
Dio, nella sua bontà e sapienza, si rivela all'uomo. Con eventi e parole rivela Se stesso e il
suo disegno di benevolenza, che ha prestabilito dall'eternità in Cristo a favore dell'umanità.
Tale disegno consiste nel far partecipare, per la grazia dello Spirito Santo, tutti gli uomini
alla vita divina, quali suoi figli adottivi nel suo unico Figlio.
7. Quali sono le prime tappe della Rivelazione di Dio?
54-58; 70-71
Dio, fin dal principio, si manifesta ai progenitori, Adamo ed Eva, e li invita ad un'intima
comunione con lui. Dopo la loro caduta, non interrompe la sua rivelazione e promette la
salvezza per tutta la loro discendenza. Dopo il diluvio, stipula con Noè un'alleanza tra lui e
tutti gli esseri viventi.
8. Quali sono le tappe successive della Rivelazione di Dio?
59-64; 72
Dio sceglie Abram chiamandolo fuori del suo Paese per fare di lui «il padre di una
moltitudine di popoli» (Gn 17,5), e promettendogli di benedire in lui «tutte le Nazioni della
terra» (Gn 12,3). I discendenti di Abramo saranno i depositari delle promesse divine fatte ai
Patriarchi. Dio forma Israele come suo popolo di elezione, salvando lo dalla schiavitù
dell'Egitto, conclude con lui l'Alleanza del Sinai e, per mezzo di Mosè, gli dà la sua Legge. I
Profeti annunziano una radicale redenzione del popolo e una salvezza, che includerà tutte le
Nazioni in una Alleanza nuova ed eterna. Dal popolo d'Israele, dalla stirpe del re Davide
nascerà il Messia: Gesù.
9. Qual è la tappa piena e definitiva della Rivelazione di Dio?
65-66; 73
È quella attuata nel suo Verbo incarnato, Gesù Cristo, mediatore e pienezza della
Rivelazione. Egli, essendo l'Unigenito Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola perfetta e
definitiva del Padre. Con l'invio del Figlio e il dono dello Spirito la Rivelazione è ormai
pienamente compiuta, anche se nel corso dei secoli la fede della Chiesa dovrà coglierne
gradualmente tutta la portata.
«Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva Parola, Dio ci
ha detto tutto in una sola volta in questa Sua Parola e non ha più nulla da dire» (san
Giovanni della Croce).
10. Quale valore hanno le rivelazioni private?
67
Pur non appartenendo al deposito della fede, esse possono aiutare a vivere la stessa fede,
purché mantengano il loro stretto orientamento a Cristo. II Magistero della Chiesa, cui spetta
il discernimento di tali rivelazioni private, non può pertanto accettare quelle che pretendono
di superare o correggere la Rivelazione definitiva che è Cristo.
LA TRASMISSIONE DELLA RIVELAZIONE DIVINA
11. Perché e in qual modo la Rivelazione divina va trasmessa?
74
Dio «vuole che tutti gli uomini siano salvati ed arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm
2,4), cioè di Gesù Cristo. Per questo è necessario che Cristo sia annunciato a tutti gli uomini,
secondo il suo stesso comando: «Andate e ammaestrate tutte le Nazioni» (Mt 28,19). È
quanto si realizza con la Tradizione Apostolica.
12. Che cos'è la Tradizione Apostolica?
75-79; 83; 96,98
La Tradizione Apostolica è la trasmissione del messaggio di Cristo, compiuta, sin dalle
origini del cristianesimo, mediante la predicazione, la testimonianza, le istituzioni, il culto,
gli scritti ispirati. Gli Apostoli hanno trasmesso ai loro successori, i Vescovi, e, attraverso
questi, a tutte le generazioni fino alla fine dei tempi, quanto hanno ricevuto da Cristo e
appreso dallo Spirito Santo.
13. In quali modi si realizza la Tradizione Apostolica?
76
La Tradizione Apostolica si realizza in due modi: con la trasmissione viva della Parola di
Dio (detta anche semplicemente la Tradizione), e con la Sacra Scrittura, che è lo stesso
annuncio della salvezza messo per iscritto.
14. Quale rapporto esiste fra la Tradizione e la Sacra Scrittura?
80-82; 97
La Tradizione e la Sacra Scrittura sono tra loro strettamente congiunte e comunicanti.
Ambedue rendono presente e fecondo nella Chiesa il mistero di Cristo e scaturiscono dalla
stessa sorgente divina: costituiscono un solo sacro deposito della fede, da cui la Chiesa
attinge la propria certezza su tutte le verità rivelate.
15. A chi è affidato il deposito della fede?
84,91; 94,99
Il deposito della fede è affidato dagli Apostoli alla totalità della Chiesa. Tutto il popolo di
Dio, con il senso soprannaturale della fede, sorretto dallo Spirito Santo e guidato dal
Magistero della Chiesa, accoglie la Rivelazione divina, sempre più la comprende e la applica
alla vita.
16. A chi spetta interpretare autenticamente il deposito della fede?
85-90; 100
L'interpretazione autentica di tale deposito compete al solo Magistero vivente della Chiesa, e
cioè al Successore di Pietro, il Vescovo di Roma, e ai Vescovi in comunione con lui. Al
Magistero, che nel servire la Parola di Dio gode del carisma certo della verità, spetta anche
definire i dogmi, che sono formulazioni delle verità contenute nella Rivelazione divina. Tale
autorità si estende anche alle verità necessariamente collegate con la Rivelazione.
17. Quale relazione esiste tra Scrittura, Tradizione e Magistero?
95
Essi sono tra loro così strettamente uniti, che nessuno di loro esiste senza gli altri. Insieme
contribuiscono efficacemente, ciascuno secondo il proprio modo, sotto l'azione dello Spirito
Santo, alla salvezza degli uomini.
LA SACRA SCRITTURA
18. Perché la Sacra Scrittura insegna la verità?
105-108; 135-136
Perché Dio stesso è l'autore della Sacra Scrittura: essa è perciò detta ispirata e insegna senza
errore quelle verità, che sono necessarie alla nostra salvezza. Lo Spirito Santo ha infatti
ispirato gli autori umani, i quali hanno scritto ciò che egli ha voluto insegnarci. La fede
cristiana, tuttavia, non è «una religione del Libro», ma della Parola di Dio, che non è «una
parola scritta e muta, ma il Verbo incarnato e vivente» (san Bernardo di Chiaravalle).
19. Come leggere la Sacra Scrittura?
109.119; 137
La Sacra Scrittura deve essere letta e interpretata con l'aiuto dello Spirito Santo e sotto la
guida del Magistero della Chiesa, secondo tre criteri: 1) attenzione al contenuto e all'unità di
tutta la Scrittura; 2) lettura della Scrittura nella Tradizione viva della Chiesa; 3) rispetto
dell'analogia della fede, cioè della coesione delle verità della fede tra di loro.
20. Che cos'è il cànone delle Scritture?
120; 138
Il cànone delle Scritture è l'elenco completo degli scritti sacri, che la Tradizione Apostolica
ha fatto discernere alla Chiesa. Tale cànone comprende 46 scritti dell' Antico Testamento e
27 del Nuovo.
21. Quale importanza ha l'Antico Testamento per i cristiani?
121-123
I cristiani venerano l'Antico Testamento come vera Parola di Dio: tutti i suoi scritti sono
divinamente ispirati e conservano un valore perenne. Essi rendono testimonianza della
divina pedagogia dell'amore salvifico di Dio. Sono stati scritti soprattutto per preparare
l'avvento di Cristo Salvatore dell'universo.
22. Quale importanza ha il Nuovo Testamento per i cristiani?
124-127; 139
Il Nuovo Testamento, il cui oggetto centrale è Gesù Cristo, ci consegna la verità definitiva
della Rivelazione divina. In esso i quattro Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni,
essendo la principale testimonianza sulla vita e sulla dottrina di Gesù, costituiscono il cuore
di tutte le Scritture e occupano un posto unico nella Chiesa.
23. Quale unità esiste fra Antico e Nuovo Testamento?
128-130; 140
La Scrittura è una, in quanto unica è la Parola di Dio, unico il progetto salvifico di Dio,
unica l'ispirazione divina di entrambi i Testamenti. L'Antico Testamento prepara il Nuovo e
il Nuovo dà compimento all'Antico: i due si illuminano a vicenda.
24. Quale funzione ha la Sacra Scrittura nella vita della Chiesa?
131-133; 141
La Sacra Scrittura dona sostegno e vigore alla vita della Chiesa. È, per i suoi figli, saldezza
della fede, cibo e sorgente di vita spirituale. È l'anima della teologia e della predicazione
pastorale. Dice il Salmista: essa è «lampada per i miei passi, luce sul mio cammino» (Sal
119,105). La Chiesa esorta perciò alla frequente lettura della Sacra Scrittura, perché
«l'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo» (san Girolamo).
LA CATECHESI PROSEGUE DOMANI.....FINE PARTE PRIMA......

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