Cari amici purtroppo non abbiamo potuto per motivi di tempo postare i 3 gg precedenti in onore del mese a S.Giuseppe, ma lo facciamo oggi, pregandovi di voler omaggiare il Santo insieme a noi. Vedete? Siamo fragili, spesso distratti e supplisca il Buon S. Giuseppe, custode di Cristo e Maria, a farci diventare migliori nella fedeltà rafforzandoci con le sue paterne e mirabilissime virtù. Meditiamole nel silenzio interiore desiderando di farle nostre.
Amen
GIUSEPPE SILENZIOSO
Nel silenzio la forza. Is., 30, is.
1.
Il silenzio è custode di giustizia.
Chi
è dissipato, chi parla molto, chi è assorbito da mille cose, difficilmente
sarà virtuoso. Sarà per lo meno superficiale: e la superficialità non è
amica della giustizia, del bene. Per fare il bene bisogna pensare, bisogna conoscersi
e conoscersi bene e sinceramente; ma soprattutto bisogna mettersi spesso a tu
per tu con Dio.
Per
far questo è bene circondarsi di silenzio. Giuseppe ha fatto così: pur
fedele al suo dovere, sapeva lasciarsi il tempo per gl'interessi dell'anima,
per gl'interessi di Dio. l colloqui col Cielo gli rendevano amabile anche il
soggiorno sulla terra.
2.
Il silenzio è garanzia di pace.
Perché
il silenzio mantiene facilmente l'ordine.
Provate
ad ordinare una qualsiasi cosa, provatevi soprattutto ad ordinare le vostre idee
su qualsiasi argomento, senza il silenzio. Non lo potete. Dopo tutti i vostri
sforzi, finirete per combattere ancora contro il disordine.
Il
silenzio raddoppia le forze, agevola l'azione, dà precisione all'azione, fa
cogliere con sicurezza gli scarti e le ombre. Il silenzio riposa.
Giuseppe
sa e fa tutto questo. Nessuno si accorge di lui perché, mite, lavora nel raccoglimento:
non è di peso a nessuno. Arriva a far da sé quanto deve fare. Evita scosse e
contrattempi: così, naturalmente.
3.
Il silenzio è pegno di fecondità.
E
la prima fecondità è quella che riguarda lo spirito. Il mondo è nello stupore
dinanzi a colui che opera molte cose e che fa rumore intorno a sé.
È
il diavolo che cerca il rumore e l'appariscenza. Il Signore preferisce il
silenzio. E nel silenzio lo spirito si ritrova, lo spirito vive e produce. Che
cosa deve produrre lo spirito? Giuseppe risponde con la sua vita. Deve dar vita
alla santità. La santità è la suprema fecondità dello spirito. E il
silenzio la desta, la coltiva, la difende.
Giuseppe, nella tua vita così santa, fedele
custode del silenzio, dammi la pace che viene dal fuggire lo strepito degli
uomini e del mondo. Che bene potrò mai avere dalle cose materiali, dalle
soddisfazioni d'un'ora? Mostrami tu che nel raccoglimento del mio spirito è la
fonte inesauribile dei buoni pensieri, degli ardenti desideri, dei casti
affetti, dei generosi propositi. E meditando sulla tua vita, mi rallegri anch'io
nel silenzio del cuore.
LETTURA
Il
filosofo cattolico Ernesto Hello ha scritto pagine profonde intorno alla
silenziosa vita di san Giuseppe. Nel suo libro Fisionomie di Santi, medita: «San
Giuseppe, l'ombra del Padre! Colui sul quale l'ombra del Padre cadeva spessa e
profonda; san Giuseppe, l'uomo del silenzio, colui al quale la parola appena
s'avvicina! Il Vangelo non dice di lui che poche parole: «Era un uomo giusto!»,
il Vangelo, così sobrio di parole, diviene anche più sobrio, quando si parla
di Giuseppe. Si direbbe che quest'uomo, avviluppato di silenzio, ispiri il
silenzio. Il silenzio di san Giuseppe fa il silenzio intorno a san Giuseppe. Il
silenzio è la sua lode, il suo genio, la sua atmosfera.
Dov'egli
è, regna il silenzio. Quando l'aquila aleggia, dicono alcuni viaggiatori, il
pellegrino assetato indovina una sorgente là dove cade la sua ombra nel
deserto. Il pellegrino scava e l'acqua zampilla. L'aquila aveva parlato il suo
linguaggio, aveva volteggiato. Ma la cosa bella era stata una cosa utile; e
colui che aveva sete, comprendendo il linguaggio dell'aquila, scavando la
sabbia, aveva trovato l'acqua...
Quando
l'ombra di san Giuseppe cade in qualche parte, il silenzio non è più lontano.
Bisogna scavare la sabbia, che nel suo significato simbolico rappresenta la
natura umana; bisogna scavare la sabbia, e voi vedrete scorrere l'acqua.
L'acqua sarà questo silenzio profondo, nel quale sono contenute tutte le
parole, questo silenzio vivificante, rinfrescante, calmante, dissetante, il
silenzio sostanziale; là dove l'ombra di san Giuseppe è caduta, la sostanza
del silenzio zampilla, profonda e pura dalla natura umana scavata».
FIORETTO.
Mi imporrò qualche momento di silenzio durante la giornata, per abituarmi a
vincere le intemperanze della lingua.
GIACULATORIA.
Il silenzio è la tua lode.
In pio silenzio di casto amore bevi
l'assenzio del tuo dolore.
4 - GIUSEPPE POVERO
Io
sono povero... Ps. 87, 16.
1.
Giuseppe è povero.
È
povero secondo il mondo, che di solito giudica la ricchezza dal possesso
d'abbondante materia. Oro, argento, campi, case, non sono queste le ricchezze
del mondo? Giuseppe non possiede nulla di tutto ciò. Egli ha, a stento, quel
che è necessario alla vita; e per vivere si deve industriare con il lavoro
delle sue mani.
E
pure Giuseppe era figlio di David, figlio di re: i suoi antenati avevano
splendori di ricchezze. Giuseppe tuttavia non sospira e non recrimina: non
piange su beni caduchi. È contento così.
2.
Giuseppe conosce le ricchezze della povertà.
Precisamente
perché il mondo valuta le ricchezze dell'abbondante materia, Giuseppe stima
le sue ricchezze dalla mancanza dei beni terreni. Non c'è pericolo ch'egli
attacchi il cuore a ciò che è destinato a perire: è troppo grande il cuore,
ed ha in sé tanto di divino, che davvero egli non intende avvilirlo
abbassandolo al livello della materia. Quante cose vi ha nascoste il Signore,
e quante ne fa intravedere, e quante ne dà a sperare!
3.
Giuseppe apprezzala libertà dei poveri.
Chi
non sa che i ricchi sono schiavi? Solo chi guardi alla superficie può invidiare
i ricchi: ma chi dà alle cose il loro giusto valore, sa che i ricchi sono
irretiti da mille e mille cose e persone. La ricchezza è esigente, è pesante,
è tiranna. Per conservare la ricchezza bisogna adorar la ricchezza.
Quale
umiliazione!
Ma
il povero, che i veri beni nasconde nel cuore e sa contentarsi di poco, il
povero si rallegra e canta! Gli rimane sempre il cielo, il sole, l'aria,
l'acqua, i prati, le nubi, i fiori...
E
trova sempre un pezzo di pane e una fontana!
Giuseppe
viveva come i più poveri!
Giuseppe povero, ma tanto ricco, fammi toccar con
mano il vuoto, la falsità delle ricchezze terrene. A che mi gioveranno nel
giorno della morte? Non con esse mi presenterò al tribunale dell'Eterno, ma
con le opere che furono la mia vita. Voglio essere anch'io ricco di bene,
anche se dovrò vivere nella povertà. Tu fosti povero e con te furono poveri
Gesù e Maria. Come si può rimanere incerti nella scelta?
LETTURA
San
Francesco di Sales scrive sulle disposizioni interiori del nostro Santo.
«Che
san Giuseppe sia stato in tutte le occasioni sempre perfettamente sottomesso
alla divina volontà nessuno ne dubita. E non lo vedete voi? Guardate come
l'Angelo lo guida come vuole: gli dice che bisogna andare in Egitto, e ci va;
gli comanda di ritornare, e ritorna. Dio vuole che sia sempre povero, ciò che
forma una delle più grandi prove che ci possa dare; egli si sottomette
amorosamente, e non per un certo tempo, poiché lo fu per tutta la vita. E di
qual povertà? d'una povertà disprezzata, reietta, bisognosa... Egli si sottometteva
umilissimamente alla volontà di Dio, nella continuazione della sua povertà e
della sua abiezione, senza lasciarsi in nessun modo vincere né abbattere dal
tedio interiore, il quale senza dubbio gli muoveva frequenti attacchi; egli
rimaneva costante nella sottomissione».
FIORETTO.
Non mi lamenterò se oggi dovrò sopportare qualche privazione.
GIACULATORIA.
Amatore della povertà, prega per noi.
Le acute spine che t'offre il secolo,
sono lietissime rose divine.
5-
GIUSEPPE CASTO
Beati
i puri di cuore. Matt. 5. s.
l.
Giuseppe è casto.
Grande cosa la purezza, sempre, ma soprattutto
prima che Gesù venisse. Allora era retaggio di pochissimi: una vera
particolarissima grazia di Dio. Esser puri voleva già dire esser prediletti
dal Signore. Giuseppe fu un prediletto. Nelle sue mani il giglio fioriva come
per miracolo.
Il
peccato d'origine ha scatenato nell'uomo il fòmite dell'impurità:
l'equilibrio dello stato di grazia s'è cambiato in tempesta di tutti i giorni.
Ma
Giuseppe è giusto, è tutto di Dio; e Dio lo guarda e Dio lo custodisce. E'
vergine; e la purezza lo incanta e l'esalta.
2.
Dio si compiace in lui.
Perché
Dio vuole abitare nel cuore dell'uomo: per questo lo ha creato così bello e
così grande, per questo vi ha nascoste possibilità illimitate di amore. Voleva
farne il suo trono, perché proprio lì la creatura si ricordasse di Lui, da cui
è ogni bene, ogni dono; voleva farne il suo altare...
E
l'uomo sacrifica agli idoli e dimentica, offendendolo, il suo Creatore.
Giuseppe
si dà al Signore: e quel che è del Signore dev'esser sacro. Iddio ne è
geloso. A Lui di preparare le vie al suo servo fedele.
3.
Dio compie in lui cose mirabili.
Perché
Giuseppe è così luminosamente puro, sarà chiamato in qualche modo a cooperare
con Dio all'opera immensa della redenzione.
Il
Redentore nascerà da una vergine: Giuseppe sarà lo sposo della Vergine e il
custode del Redentore.
Premio
più grande non avrebbe potuto avere. Qual consolante promessa per tutte le
anime caste! Essere familiari di Gesù e di Maria.
Chi
non vorrà con tale visione - che è certezza del possesso del Regno divino -
rivestirsi di purità?
Giuseppe castissimo, per i santi pegni che ti
furono affidati, ti supplico di preservarmi da ogni macchia d'impurità: purificami
la mente, il cuore, la volontà, il corpo, la vita.
Ricordami
il candore dell'Immacolata, ricordami Gesù, agnello senza macchia; parlami
della sua desolata terribile passione, sì che io voglia sempre quel ch'Egli
vuole e meriti anch'io per la purezza del cuore d'essere un giorno ammesso
nella beatitudine del suo Regno.
LETTURA
«Chi
e qual uomo sia stato il beato Giuseppe - così san Bernardo - lo puoi dedurre
da quell'appellativo col quale meritò d'essere onorato, sì che fu detto e
creduto padre di Dio; deducilo dal suo stesso nome che vuol dire accrescimento.
Ricòrdati anche di quel gran Patriarca venduto in Egitto, e sappi che questo
Giuseppe da quello ha ereditato non solo il nome, ma la castità, l'innocenza e
la grazia.
Se
infatti quel Giuseppe, venduto per invidia dai fratelli e condotto in Egitto,
figurò la vendita del Signore, questo Giuseppe, fuggendo l'insidia di Erode,
portò Cristo in Egitto. Quello, serbandosi fedele al suo Signore, non gli
fece ingiuria, questo, riconoscendo vergine la Madre del suo Signore, fedelmente
la custodì con la sua continenza. A quello fu data l'intelligenza del mistero
dei sogni; questo fu finto confidente e partecipe degli arcani celesti».
FIORETTO.
Sarò modesto nei miei sguardi, soprattutto per le vie.
GIACULATORIA.
Giuseppe castissimo, prega per noi.
Luce castissima t'inonda il viso, candido
raggio di paradiso.
....dal sito www.preghiereagesuemaria.it
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