lunedì 5 marzo 2012

mese a S.Giuseppe

Cari amici purtroppo non abbiamo potuto per motivi di tempo postare i 3 gg precedenti in onore del mese a S.Giuseppe, ma lo facciamo oggi, pregandovi di voler omaggiare il Santo insieme a noi. Vedete? Siamo fragili, spesso distratti e supplisca il Buon S. Giuseppe, custode di Cristo e Maria, a farci diventare migliori nella fedeltà rafforzandoci con le sue paterne e mirabilissime virtù. Meditiamole nel silenzio interiore desiderando di farle nostre.
Amen
GIUSEPPE SILENZIOSO
Nel silenzio la forza. Is., 30, is.
1. Il silenzio è custode di giustizia.
Chi è dissipato, chi parla molto, chi è assor­bito da mille cose, difficilmente sarà virtuo­so. Sarà per lo meno superficiale: e la super­ficialità non è amica della giustizia, del bene. Per fare il bene bisogna pensare, bisogna co­noscersi e conoscersi bene e sinceramente; ma soprattutto bisogna mettersi spesso a tu per tu con Dio.
Per far questo è bene circondarsi di silen­zio. Giuseppe ha fatto così: pur fedele al suo dovere, sapeva lasciarsi il tempo per gl'inte­ressi dell'anima, per gl'interessi di Dio. l col­loqui col Cielo gli rendevano amabile anche il soggiorno sulla terra.
2. Il silenzio è garanzia di pace.
Perché il silenzio mantiene facilmente l'or­dine.
Provate ad ordinare una qualsiasi cosa, provatevi soprattutto ad ordinare le vostre idee su qualsiasi argomento, senza il silenzio. Non lo potete. Dopo tutti i vostri sforzi, finirete per combattere ancora contro il disordine.
Il silenzio raddoppia le forze, agevola l'azione, dà precisione all'azione, fa cogliere con sicurezza gli scarti e le ombre. Il silenzio riposa.
Giuseppe sa e fa tutto questo. Nessuno si accorge di lui perché, mite, lavora nel racco­glimento: non è di peso a nessuno. Arriva a far da sé quanto deve fare. Evita scosse e con­trattempi: così, naturalmente.
3. Il silenzio è pegno di fecondità.
E la prima fecondità è quella che riguarda lo spirito. Il mondo è nello stupore dinanzi a colui che opera molte cose e che fa rumore intorno a sé.
È il diavolo che cerca il rumore e l'ap­pariscenza. Il Signore preferisce il silenzio. E nel silenzio lo spirito si ritrova, lo spirito vive e produce. Che cosa deve produrre lo spirito? Giuseppe risponde con la sua vita. Deve dar vita alla santità. La santità è la su­prema fecondità dello spirito. E il silenzio la desta, la coltiva, la difende.
       Giuseppe, nella tua vita così santa, fe­dele custode del silenzio, dammi la pace che viene dal fuggire lo strepito degli uomini e del mondo. Che bene potrò mai avere dalle cose materiali, dalle soddisfazioni d'un'ora? Mostrami tu che nel raccoglimento del mio spirito è la fonte inesauribile dei buoni pen­sieri, degli ardenti desideri, dei casti affetti, dei generosi propositi. E meditando sulla tua vita, mi rallegri anch'io nel silenzio del cuo­re.

LETTURA

Il filosofo cattolico Ernesto Hello ha scritto pagine profonde intorno alla silenziosa vita di san Giuseppe. Nel suo libro Fisionomie di Santi, medita: «San Giuseppe, l'ombra del Padre! Colui sul quale l'ombra del Padre cadeva spessa e profonda; san Giuseppe, l'uomo del silenzio, colui al quale la parola appena s'avvicina! Il Vangelo non dice di lui che poche parole: «Era un uomo giusto!», il Vangelo, così sobrio di parole, diviene anche più sobrio, quando si parla di Giuseppe. Si direbbe che quest'uo­mo, avviluppato di silenzio, ispiri il silenzio. Il silenzio di san Giuseppe fa il silenzio intorno a san Giuseppe. Il silenzio è la sua lode, il suo genio, la sua atmosfera.
Dov'egli è, regna il silenzio. Quando l'aquila aleggia, dicono alcuni viaggiatori, il pellegrino assetato indovina una sorgente là dove cade la sua ombra nel deserto. Il pel­legrino scava e l'acqua zampilla. L'aquila aveva parlato il suo linguaggio, aveva vol­teggiato. Ma la cosa bella era stata una cosa utile; e colui che aveva sete, comprendendo il linguaggio dell'aquila, scavando la sabbia, aveva trovato l'acqua...
Quando l'ombra di san Giuseppe cade in qualche parte, il silenzio non è più lontano. Bisogna scavare la sabbia, che nel suo signi­ficato simbolico rappresenta la natura uma­na; bisogna scavare la sabbia, e voi vedrete scorrere l'acqua. L'acqua sarà questo silen­zio profondo, nel quale sono contenute tutte le parole, questo silenzio vivificante, rinfrescante, calmante, dissetante, il silenzio sostanziale; là dove l'ombra di san Giusep­pe è caduta, la sostanza del silenzio zampil­la, profonda e pura dalla natura umana sca­vata».
FIORETTO. Mi imporrò qualche momento di silenzio durante la giornata, per abituarmi a vincere le intemperanze della lingua.
GIACULATORIA.  Il silenzio è la tua lode.
In pio silenzio di casto amore bevi l'assenzio del tuo dolore. 

4 - GIUSEPPE POVERO

Io sono povero... Ps. 87, 16.
1. Giuseppe è povero.
È povero secondo il mondo, che di solito giudica la ricchezza dal possesso d'abbondan­te materia. Oro, argento, campi, case, non sono queste le ricchezze del mondo? Giusep­pe non possiede nulla di tutto ciò. Egli ha, a stento, quel che è necessario alla vita; e per vivere si deve industriare con il lavoro delle sue mani.
E pure Giuseppe era figlio di David, figlio di re: i suoi antenati avevano splendori di ric­chezze. Giuseppe tuttavia non sospira e non recrimina: non piange su beni caduchi. È con­tento così.
2. Giuseppe conosce le ricchezze della po­vertà.
Precisamente perché il mondo valuta le ricchezze dell'abbondante materia, Giusep­pe stima le sue ricchezze dalla mancanza dei beni terreni. Non c'è pericolo ch'egli attacchi il cuore a ciò che è destinato a perire: è troppo grande il cuore, ed ha in sé tanto di divino, che davvero egli non intende avvilir­lo abbassandolo al livello della materia. Quan­te cose vi ha nascoste il Signore, e quante ne fa intravedere, e quante ne dà a sperare!
3. Giuseppe apprezzala libertà dei pove­ri.
Chi non sa che i ricchi sono schiavi? Solo chi guardi alla superficie può invidiare i ric­chi: ma chi dà alle cose il loro giusto valore, sa che i ricchi sono irretiti da mille e mille cose e persone. La ricchezza è esigente, è pesante, è tiranna. Per conservare la ricchez­za bisogna adorar la ricchezza.
Quale umiliazione!
Ma il povero, che i veri beni nasconde nel cuore e sa contentarsi di poco, il povero si rallegra e canta! Gli rimane sempre il cielo, il sole, l'aria, l'acqua, i prati, le nubi, i fiori...
E trova sempre un pezzo di pane e una fon­tana!
Giuseppe viveva come i più poveri!
       Giuseppe povero, ma tanto ricco, fammi toccar con mano il vuoto, la falsità delle ric­chezze terrene. A che mi gioveranno nel gior­no della morte? Non con esse mi presenterò al tribunale dell'Eterno, ma con le opere che furono la mia vita. Voglio essere anch'io ric­co di bene, anche se dovrò vivere nella po­vertà. Tu fosti povero e con te furono poveri Gesù e Maria. Come si può rimanere incerti nella scelta?

LETTURA

San Francesco di Sales scrive sulle disposi­zioni interiori del nostro Santo.
«Che san Giuseppe sia stato in tutte le oc­casioni sempre perfettamente sottomesso alla divina volontà nessuno ne dubita. E non lo vedete voi? Guardate come l'Angelo lo gui­da come vuole: gli dice che bisogna andare in Egitto, e ci va; gli comanda di ritornare, e ritorna. Dio vuole che sia sempre povero, ciò che forma una delle più grandi prove che ci possa dare; egli si sottomette amorosamen­te, e non per un certo tempo, poiché lo fu per tutta la vita. E di qual povertà? d'una pover­tà disprezzata, reietta, bisognosa... Egli si sot­tometteva umilissimamente alla volontà di Dio, nella continuazione della sua povertà e della sua abiezione, senza lasciarsi in nes­sun modo vincere né abbattere dal tedio inte­riore, il quale senza dubbio gli muoveva fre­quenti attacchi; egli rimaneva costante nella sottomissione».
FIORETTO. Non mi lamenterò se oggi dovrò soppor­tare qualche privazione.
GIACULATORIA. Amatore della povertà, prega per noi.
Le acute spine che t'offre il secolo, sono lietissime rose divine. 
5- GIUSEPPE CASTO
Beati i puri di cuore. Matt. 5. s.
l. Giuseppe è casto.
Grande cosa la purezza, sempre, ma so­prattutto prima che Gesù venisse. Allora era retaggio di pochissimi: una vera particolaris­sima grazia di Dio. Esser puri voleva già dire esser prediletti dal Signore. Giuseppe fu un prediletto. Nelle sue mani il giglio fioriva come per miracolo.
Il peccato d'origine ha scatenato nell'uo­mo il fòmite dell'impurità: l'equilibrio dello stato di grazia s'è cambiato in tempesta di tutti i giorni.
Ma Giuseppe è giusto, è tutto di Dio; e Dio lo guarda e Dio lo custodisce. E' vergine; e la purezza lo incanta e l'esalta.
2. Dio si compiace in lui.
Perché Dio vuole abitare nel cuore dell'uo­mo: per questo lo ha creato così bello e così grande, per questo vi ha nascoste possibilità illimitate di amore. Voleva farne il suo trono, perché proprio lì la creatura si ricordasse di Lui, da cui è ogni bene, ogni dono; voleva farne il suo altare...
E l'uomo sacrifica agli idoli e dimentica, offendendolo, il suo Creatore.
Giuseppe si dà al Signore: e quel che è del Signore dev'esser sacro. Iddio ne è geloso. A Lui di preparare le vie al suo servo fedele.
3. Dio compie in lui cose mirabili.
Perché Giuseppe è così luminosamente puro, sarà chiamato in qualche modo a co­operare con Dio all'opera immensa della re­denzione.
Il Redentore nascerà da una vergine: Giu­seppe sarà lo sposo della Vergine e il custode del Redentore.
Premio più grande non avrebbe potuto avere. Qual consolante promessa per tutte le anime caste! Essere familiari di Gesù e di Maria.
Chi non vorrà con tale visione - che è cer­tezza del possesso del Regno divino - rive­stirsi di purità?
       Giuseppe castissimo, per i santi pegni che ti furono affidati, ti supplico di pre­servarmi da ogni macchia d'impurità: puri­ficami la mente, il cuore, la volontà, il corpo, la vita.
Ricordami il candore dell'Immacolata, ri­cordami Gesù, agnello senza macchia; par­lami della sua desolata terribile passione, sì che io voglia sempre quel ch'Egli vuole e meriti anch'io per la purezza del cuore d'es­sere un giorno ammesso nella beatitudine del suo Regno.

LETTURA

«Chi e qual uomo sia stato il beato Giu­seppe - così san Bernardo - lo puoi dedurre da quell'appellativo col quale meritò d'esse­re onorato, sì che fu detto e creduto padre di Dio; deducilo dal suo stesso nome che vuol dire accrescimento. Ricòrdati anche di quel gran Patriarca venduto in Egitto, e sappi che questo Giuseppe da quello ha ereditato non solo il nome, ma la castità, l'innocenza e la grazia.
Se infatti quel Giuseppe, venduto per in­vidia dai fratelli e condotto in Egitto, figurò la vendita del Signore, questo Giuseppe, fuggendo l'insidia di Erode, portò Cristo in Egit­to. Quello, serbandosi fedele al suo Signore, non gli fece ingiuria, questo, riconoscendo vergine la Madre del suo Signore, fedelmen­te la custodì con la sua continenza. A quello fu data l'intelligenza del mistero dei sogni; questo fu finto confidente e partecipe degli arcani celesti».
FIORETTO. Sarò modesto nei miei sguardi, soprattut­to per le vie.
GIACULATORIA. Giuseppe castissimo, prega per noi.
Luce castissima t'inonda il viso, candido raggio di paradiso.
....dal sito www.preghiereagesuemaria.it

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