venerdì 23 marzo 2012

Via Crucis meditata per le anime riparatrici

VIA CRUCIS DELL’ANIMA RIPARATRICE

La meditazione sopra i misteri della Passione di Gesù è un mezzo necessario per confortare e fortificare lo spirito, è la via regia e più sicura per farsi santi, è la scuola divina ove s'impara l'altissima scienza per di­venire umili, amanti del patire, ad essere dolci, man­sueti, pieghevoli ed obbedienti, ad essere persone di ora­zione. Poiché l'opera divina della redenzione delle ani­me è avvenuta attraverso la croce, le anime riparatrici rappresentano la continuità del cammino del Calvario attraverso i secoli, grazie ai patimenti generosamente offerti al Signore in unione a quelli del Redentore. Compiendo in se stesse « ciò che manca alla Passione di Cristo», ottengono la salvezza dei poveri peccatori, loro fratelli. Si abbandonano senza riserva, affinché Egli disponga di loro secondo il Suo beneplacito\. Esse non desiderano che il compimento della Sua Santa Volon­tà, perciò accettano volentieri ed anticipatamente in spirito di riparazione tutte le pene e le sofferenze, sia dell'anima sia del corpo, cioè tutte quelle che Egli cre­derà.opportuno di mandar loro, per cooperare con la loro immolazione alla maggior dilatazione del Regno del S. Cuore di Gesù, ottenere l'esaltazione della Chiesa e la santificazione del Clero e dei fedeli.

ORAZIONE INTRODUTTIVA

Onnipotente ed eterno Dio, che per dare al genere umano un esempio di umiltà da imitare, hai voluto che il nostro Salvatore s'incarnasse e subisse la morte di croce, concedici di accogliere gli esempi della sua pa­zienza e di meritare di essere partecipi della sua ri­surrezione. Per Cristo Nostro Signore. Amen.

I STAZIONE

Gesù nell'Orto di Getsemani dà inizio alla Via Crucis

DAL VANGELO

« ...Andò, secondo il solito, al Monte degli Ulivi, se­guito dai discepoli. E giunto disse loro: "Pregate per non entrare in tentazione". Poi si staccò da loro quanto un tiro di pietra e inginocchiatosi pregava: Padre se vuoi, allontana da me questo calice, però non sia fatta la mia volontà ma la tua". In preda all'angoscia più intensamente pregava ed il suo sudore diventò come goccie di sangue che scorreva in terra ». (Luca 22, 39-44).

RIFLESSIONE

Inizia, nel Getsemani, l'ultimo atto dell'opera reden­tiva di Gesù. Qui, allontanandosi alquanto dai suoi di­scepoli, si prostra in preghiera, come un uomo qual­siasi, bisognoso dell'aiuto divino, mostrandosi persino debole sotto il peso immane dell'amarezza che l'op­prime, per cui chiede al Padre che allontani da Lui l'amaro calice. Ma sa che deve e vuole berlo sino in fondo per la redenzione dell'umanità e si abbandona totalmente alla volontà del Padre. E' la volontà di Dio che prevale, alla fine, nella volontà umana del Cristo. E' la volontà di Dio che sempre deve prevalere sulla nostra in un continuo olocausto di tutti i nostri desi­deri. Ciò che vogliamo sia sempre quello che Dio stesso vuole. E' così che ci renderemo simili al nostro Re­dentore. La volontà di Dio si adempie meglio nelle ari­dità, desolazioni, abbandoni ed altri travagli piuttosto che nelle consolazioni. Accettiamo con fede viva e con serenità soprattutto le sofferenze, perché è soffrendo che Gesù ci ha redenti.

II STAZIONE

Gesù viene tradito da Giuda e si lascia prendere dai suoi nemici

DAL VANGELO

« ...Mentre ancora parlava, ecco venire Giuda, uno dei dodici, accompagnato da numerosa folla con spade e bastoni... Il traditore aveva dato loro un segnale. Co­lui che bacerò, è Lui, arrestatelo. E subito avvicinatosi a Gesù disse: "Salve Maestro" e lo baciò. Gesù gli disse: "Per questo sei qui?". Allora si fecero avanti, gli misero le mani addosso e lo arrestarono"... (Mat. 26, 47-50).

RIFLESSIONE

I discepoli di Gesù non sono stati capaci di ve­gliare neppure un'ora con Lui e Gesù ha sofferto in solitudine, la prima tappa della Via Crucis. Ora, uno dei suoi discepoli, Giuda, lo tradisce con un bacio, col segno di cui ci serviamo per esprimere: l'amore. Col segno dell'amore Giuda tradisce Colui che per amore si è incarnato, Colui che è l'amore. Ma Gesù vuole im­molarsi: potrebbe, essendo Dio, fermare per l'eternità le mani sacrileghe dei suoi nemici, ma non fa nulla, perché è Lui stesso che ha scelto di soffrire e di morire, per redimere l'umanità, per liberarla dalla prigionia del peccato. Questo è il sacrificio che redime e che santifi­ca: il sacrificio desiderato, accettato con slancio di amo­re, accogliendo generosamente ciò che costa, vedendo in esso solo ciò che riesce di gloria a Dio. Essere crocifissi con Cristo è il mezzo più efficace per giungere alla per­fezione del puro amore.

III STAZIONE

Gesù viene arrestato e trascinato in città per essere processato

DAL VANGELO

« ...Poi Gesù disse a coloro che erano contro di lui, gran Sacerdoti, capi delle guardie del tempio, e gli an­ziani: "Come, contro un brigante siete usciti con spade e bastoni, ogni giorno ero con voi nel Tempio, e non avete steso le mani su di me. Ma questa è l'ora vostra, è il potere delle tenebre". Lo arrestarono e lo porta­rono via "... (Luca 22, 52-54).

RIFLESSIONE

I Sacerdoti dell'Antica Legge, i capi delle guardie del Tempio di Dio vero, gli anziani, sono costoro che vogliono la morte di Gesù. E l'hanno fatto catturare alla stregua di un brigante pericoloso, mentre le armi che Cristo ha usato e continua ad usare, nella sua lotta con­tro il male, sono state e sono quelle della verità, della misericordia, dell'amore. Ma Egli è l'amore stesso che tutto dà senza nulla chiedere, e non cede pertanto al­l'avvilimento e con serenità e fortezza affronta la tem­pesta che satana ha scatenato contro di Lui. L'anima amante si nutre del cibo soprannaturale di eterna vita che è la volontà di Dio, più nel patire che nel godere; patisce con pacifico silenzio di fede e amore, prenden­do le cose avverse con la stessa pace con la quale ri­ceve le prospere. La forza e la pace dell'anima non consistono nel non avere tentazioni, né ripugnanze, ma nel superarle e nel vincerle.

IV STAZIONE

Gesù viene tradotto in giudizio davanti a Caifa e perdona Pietro che afferma di non conoscerlo

DAL VANGELO

« ...Quelli che lo avevano arrestato condussero Gesù a Caifa, il Sommo Sacerdote, presso il quale erano ra­dunati gli scribi e gli anziani. Pietro lo seguiva da lon­tano, fino al cortile del Sommo Sacerdote, poi vi entrò e sedette con le guardie per vedere come andava a fi­nire. Ora i grandi sacerdoti, e l'intero Sinedrio cerca­vano una falsa testimonianza contro Gesù per condan­narlo a morte "... (Matt. 26, 57-59).

RIFLESSIONE

Gesù, il giudice divino, l'unico che pub giudicare senza commettere errori di giustizia, si umilia fino a sottoporsi al giudizio di un uomo, di Caifa. Questi, in­sieme con tutti i grandi sacerdoti ed il Sinedrio, sa che Gesù è innocente e cerca testimonianze false per con­dannarlo. C'è chi lo conosce bene; c'è Pietro, ci sono gli altri discepoli, ma tutti si tengono lontani dalla di­mora del Sommo Sacerdote. Solo Pietro, che aveva giu­rato che mai lo avrebbe tradito, ha seguito Gesù, anche se con prudenza, fino al cortile. Ma qui, riconosciuto quale seguace del Messia, dice di non conoscerlo nep­pure. Gesù è veramente solo nella Sua Passione, ma niente io distoglie dall'offrirsi in olocausto per noi, per­ché sa che soltanto il sacrificio vissuto in solitudine e senza conforto è un sacrificio veramente fecondo. Stare con gioia sulla Croce, perché quando la Croce è special­mente più afflittiva e penetrante, quando il patire è privo di conforto, quando le creature ci sono più contrarie, allora ci avviciniamo di più all'unione col Signore.

V STAZIONE

Gesù viene tradotto In giudizio davanti a Pilato

DAL VANGELO

«...Venuta la mattina tutti i grandi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire, e legatolo lo condussero e lo consegnarono al governatore Pilato»... (Matt. 27, 1-2).

RIFLESSIONE

Gesù viene condotto e consegnato al governatore Ponzio Pilato. Il Figlio del Dio vero, consegnato nelle mani di un testimone degli «dei falsi e bugiardi», ac­cusato di essersi ribellato al potere di Roma, Egli che aveva detto, invece, che il « Suo regno non è di questo mondo ». E' davvero l'ora delle tenebre, l'ora in cui il nulla ha preso il sopravvento sul tutto: il male sul bene, il falso sul vero. E' veramente necessario avere un cuore generosamente disposto al sacrificio estremo, qua­le solo Gesù può avere, per sopportare un tale capo­volgimento di valori. In mezzo a tutti i dolori più atroci, in mezzo agli obbrobri, bestemmie, ingiurie, schiaffi, fla­gelli, spine, croce e morte, Gesù taceva. Quanto ci fa pensare il suo silenzio, sotto il tempestare delle ingiu­ste accuse, e di fronte all'infamante sentenza. A sua imitazione dobbiamo operare, patire, tacere, senza giu­stificarci, senza lamentarci, senza risentirci: essere ge­nerosi nel sacrificio, cercare ciò che più costa, ma è necessario avere un cuore come il suo. Questa la grazia che continuamente Gli chiederemo.

VI STAZIONE

Gesù condannato alla flagellazione

DAL VANGELO

« ...Per la terza volta Pilato disse loro: "Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in Lui nulla che sia degno di morte, lo castigherò e lo rilascerò". Ma quelli insistevano nel chiedere con alte grida che fosse croci­fisso... Allora Pilato, volendo accontentare la folla rila­sciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso »... (Luc. 23, 22-23) (Mar. 15, 15).

RIFLESSIONE

Pilato non riconosce alcuna colpa in Cristo e vor­rebbe perciò liberarLo. Ma la folla, istigata dai grandi sacerdoti e dai loro alleati, insiste nel chiedere che sia crocifisso. Pilato, dopo qualche debole tentativo per di­stogliere questa dall'infame richiesta, Lo fa flagellare e Lo consegna perché sia crocifisso. Gesù tutto accetta in silenzio, senza difendersi, senza opporre resistenza; con serenità accetta anche l'infamante condanna alla morte per crocifissione, propria degli schiavi e dei banditi. L'anima amante si riconosce se è fedele nel patire vo­lentieri, con pace e con rassegnazione, staccandosi dal suo proprio godere, dal suo proprio sentire, dal suo proprio intendere, mettendo tutto il suo contento nella Croce di Gesù, per morire a tutto quello che non è Dio, sulla Croce del Salvatore. Quanto è grande l'amore di Gesù per noi. Solo chi ama immensamente può sacri­ficarsi con gioia. Chiediamo perciò la grazia di un amo­re immenso per poterci sacrificare anche noi con gioia, tutto accettando r amore di Gesù, con Lui soffrendo, con Lui vivendola nostra Via Crucis, per la nostra e l'altrui santificazione.

VII STAZIONE

Gesù coronato di spine come re da burla

DAL VANGELO

« ...Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel Pretorio e convocarono la coorte. Lo rivestirono di porpora e dopo aver intrecciato una corona di spine gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: "Salve re dei giudei", e gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e piegando le ginocchia si prostravano a lui » (Mar. 15, 16-20).

RIFLESSIONE

Cristo, il re del creato, si fa re da burla, si lascia porre in capo una corona di spine, per punire in sé i nostri pensieri peccaminosi, si lascia percuotere il capo con una canna per punire in sé il nostro orgoglio, per­mette che gli sputino addosso e si inginocchino dinanzi a Lui burlandoLo, per insegnarci in quanto poco conto dobbiamo avere la nostra stima nei rapporti con i no­stri simili. Egli è il re dei re, si fa oggetto dello scherno di sconosciuti soldati. Il suo olocausto si fa sempre più totale, senza mai un attimo di ripensamento, perché noi impariamo la costanza nel sacrificio anche se questo ri­chiede l'annullamento totale di noi stessi. « In questo annullarci », imitando il Cristo, troveremo la strada che ci conduce a Dio. Diamo a Gesù un amore che condivide tutto, un amore che non rifiuta nulla, con umiltà profonda, con fiducia illimitata, abbandonandoci senza riserva all’azione della grazia. Lasciamo che essa operi in noi come vuole, che ci faccia moggetto di tribolazioni, di scherno, fiduciosi nell’azione redentrice di essa.

VIII STAZIONE

Gesù è condannato alla crocifissione, prende le sua croce e si avvia al Calvario

DAL VANGELO

“…Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i Sommi Sacerdoti: “Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare”. Alloera lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi allora presero Gesù, ed Egli portando la croce si avviò verso il luogo del cranio, detto in ebraico “Golgota” (Giov. 19, 17-18)

RIFLESSIONE

Su tutto e su tutti primeggia Gesù e la sua ferma volontà d’immolarsi sulla croce e si avvia sotto il peso della croce verso il Golgota, senza che altrri ve lo spinga. Come non apprezzare e non ritenere una grazia la croce che Dio sceglie per ognuno di noi, se essa può unirci intimamente al Cristo e rendere veramente vivo e vivificatore il nostro amore per Lui e per i nostri simili? Le infermità, i patimenti, i travagli di ogni sorta, accet­tati volontariamente, con totale rassegnazione al bene­placito di Dio, sono la mercede che Lui dà quaggiù ai suoi servi per renderli simili al Divin Figlio Crocifisso. In questi travagli starci come sulla Croce. Gesù pregò tre ore sulla Croce e fu un'orazione veramente crocifissa, senza conforto né da dentro né da fuori. Che grande in­segnamento! Riceviamo tutto il nostro patire tanto di corpo che di spirito come dalla mano amorosissima di Dio con pazienza e rassegnazione, stando sulla Croce del nostro patire con abbandono totale al beneplacito divino.

IX STAZIONE

Gesù viene aiutato dal Cireneo a portare la Croce

DAL VANGELO

« ...Mentre uscivano incontrarono un uomo di Ci­rene e lo costrinsero a prendere sulla spalle la Croce di Lui » (Matt. 27, 32).

RIFLESSIONE

Uno straniero, originario di Cirene, viene costretto ad aiutare Cristo, ormai stremato dalle sofferenze e dalla fatica, per portare la croce verso il luogo designato per la crocifissione. Anche se costretto, il Cireneo è l'unico ad aiutarlo. Si realizza così la parabola del buon sama­ritano. Aiutiamo anche noi Gesù a portare la croce. Aiu­tiamolo nei nostri fratelli, perché in ognuno di essi che soffre o comunque soffra, moralmente o fisicamente, è Gesù che soffre. Lasciamoci « martirizzare » dal santo amore con povertà e nudità di spirito, con angustie ed abbandoni. Perciò bisogna custodirle con fedeltà, tenen­dosele care come preziosi tesori. Che grande tesoro rac­chiude il nudo patire senza conforto né dal cielo né dalla terra. Offrirsi spesso vittima di olocausto sull'Al­tare della Croce, ivi finir di morire di quella morte mi­stica in Cristo che porta con sé la nuova vita d'amore.

X STAZIONE

Gesù esorta le donne di Gerusalemme a piangere piuttosto i peccati onde evitare l'ira di Dio

DAL VANGELO

« ... Ma Gesù, voltandosi verso le donne disse: "Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me ma piangete su di voi stesse e sui vostri figli. Ecco verranno giorni nei quali si dirà beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Al­lora cominceranno a dire ai monti cadete su di noi, ed ai colli: copriteci. Perché se trattano così il legno ver­de, che cosa avverrà del legno secco? » (Luc. 23, 28-30).

RIFLESSIONE

Molte donne, piangono, mostrano compassione per Gesù ma Egli le invita a piangere per il male che otte­nebra le menti degli uomini, fino a spingerli ad odiarsi

e ad ammazzarsi fra di loro. Contro di Lui è stata com­messa certo un'ingiustizia, la più grave che la storia possa e potrà ricordare, ma Egli l'ha sopportata in pace. Se anche contro di noi vengono commesse delle ingiu­stizie, sopportiamole con forza, non disperiamoci per esse. Il Signore ci ha tanto amati, amiamo anche noi Lui ed i nostri fratelli, amando e guardando il pros­simo nel Costato di Gesù, per poter amare di amore puro e santo. Tutta la vita di un vero servo di Dio deve essere di « stare in Croce con Cristo » con riposo e gioia di spirito e ciò si fa con totale alienazione dai contenti esterni delle creature. L'anima nostra martel­lata dalle preziose croci non solamente deve tacere, ma riposare in Dio, patendo ed amando.

XI STAZIONE

Gesù viene crocifisso in mezzo a due ladroni

DAL VANGELO

«...Venivano condotti, insieme con lui, due malfattori per essere giustiziati. Quando giunsero al luogo detto il Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a: de­stra e uno a sinistra »... (Luc. 23, 32-33).

RIFLESSIONE

Cristo è ormai crocifisso, i suoi nemici hanno vinto, il loro potere, che essi ritenevano minacciato dalla sua predicazione, non ha più niente da temere. Almeno è così che essi credono. Ma così non è! Cristo è il vincitore, la Croce è il trono che Egli cercava, la Crocifissione è l'apoteosi della sua opera, questo è il posto giusto da Lui stesso voluto lasciare. L'uomo ha ritrovato la sua giusta dimensione, quella di vivere su questa terra, pro­teso verso il cielo. Ma tutto ciò è possibile solo se l'uomo amerà la sua Croce, cioè i suoi sacrifici, anche i più piccoli che la vita di ogni giorno gli offrirà. Il vero amore si esercita sulla Croce; ed il vero modo di arric­chirsi di grazie in mezzo alle pene interne ed esterne è di cibarsi della divina volontà, rassegnandosi in tutto al volere di Dio vivendo abbandonati con grande indif­ferenza, con pura fede e amore nella sua volontà. Imi­tare Gesù paziente, questo è il grande colpo del puro amore.

XII STAZIONE

Gesù muore invocando il perdono del Padre per i suoi nemici

DAL VANGELO

« ... Il popolo stava a guardare, i capi invece lo scher­nivano, anche i soldati lo schernivano... Anche uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso ed anche noi!" ma l'altro lo rimproverava: "Noi riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male", e ag­giunge: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose Gesù: "Oggi sarai con me in Para­diso"» (Luca, 23, 37-42).

RIFLESSIONE

La crudeltà dei nemici di Cristo non ha limiti: uno solo, un malfattore crocifisso accanto a Gesù, non lo schernisce, riconoscendo in Lui un innocente, anzi, anche se implicitamente, Lo confessa «Rei dei Cieli» e gli chiede di ricordarsi di Lui quando sarà in Paradiso, e riceve la promessa della salvezza eterna. Noi che ab­biamo scelto di essere uniti a Cristo col sacrificio e con l'oblazione, chiediamo la grazia di esserlo sempre di più, procurando di mostrarci mansueti e cordiali con quelli che ci disprezzano, cercando tutte le occasioni per servirli, mostrando loro tutta la carità con grande ri­spetto. Ricordiamo i santi che in tali occasioni con più avidità che non fanno quelli che vanno a cercare perle e diamanti, cercavano di conformarsi a Cristo soffe­rente. Sono questi gli atti che ci fanno rassomigliare a Gesù.

XIII STAZIONE

Gesù viene deposto dalla Croce e pianto dalla Madre e dai suoi amici

DAL VANGELO

« ...Stavano presso la Croce di Gesù, sua Madre, la sorella di sua Madre, Maria di Cleopa e Maria di Magda­la. Allora Gesù, vedendo sua Madre lì, accanto a lei il discepolo che Egli amava, disse alla Madre: "Ecco tuo figlio" poi disse al discepolo: "Ecco tua Madre" ...Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatea...... chiese a Pilato di prendere i1 corpo di Gesù e Pilato lo concesse... Allora lo calò dalla Croce»... (Giov. 19,25-27) (Luca 23,53).

RIFLESSIONE

Gesù sta per esalare l'ultimo respiro. La Madre è presente. Impietrita dal dolore non parla, sta immobile. Quale parola, quale movimento del capo e delle brac­cia potrebbe esprimere l'immane dolore di Maria? Ne c'è creatura umana che possa comprenderlo, nemmeno una madre che abbia perduto il proprio figlio unico, perché il dolore di Maria S.S.ma è unico, essendo il do­lore di una madre unica, della Madre di Dio. Ma ora Cristo la vuole anche madre nostra e vuole che noi ci affidiamo a Lei quali figli amorosi. Non lasciamo di compatire Gesù col cuore addolorato' di Maria e di com­patire Maria col cuore addolorato di Gesù. Questi due cuori sono fornaci d'amore. Anzi una fornace sola! But­tiamoci in questo amoroso oceano di fuoco per consu­mare tutte le imperfezioni e diventare un pane mondo per la mensa del Re della gloria.

XIV STAZIONE

Gesù viene posto nel sepolcro in attesa della risurrezione

DAL VANGELO

« ... Il giorno dopo era la Parasceve, si riunirono pres­so Pilato, i Sommi Sacerdoti e i farisei, dicendo: "Ci siamo ricordati che quell'impostore, mentre era in vita disse: "Dopo tre giorni risorgerò". Ordina dunque che sia vigilato i1 sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al po­polo: "E' risuscitato dai morti". Così quest'ultima impo­stura sarebbe peggiore della prima... ». (Matt. 27,62-64).

RIFLESSIONE

Ottenuto da Pilato il permesso di deporre il corpo di Gesù dalla croce, Giuseppe d'Arimatea e le pie donne, prodigarono alla salma dell'adorato Signore le cure sug­gerite dal loro intenso affetto. Gesù disse di sé: « Io sono il pane vivo disceso dal Cielo, chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna, ed io lo risusci­terò nell'ultimo giorno: perché la mia carne è veramen­te cibo ed il mio sangue è veramente bevanda ». Quale corrispondenza tra il Calvario e l'altare. tra il sepolcro ed il tabernacolo! La sua immolazione si rinnova quoti­dianamente sugli altari sparsi in tutto il mondo; e co­me il sepolcro trattenne in vigile attesa le anime appas­sionate di Lui dopo la sua morte, così il tabernacolo at­tiri continuamente le anime nostre, in costante ed opero­sa attesa, che, dopo averlo seguito per la via della Croce, ci renda partecipi della sua gloriosa risurrezione.

ATTO DI OBLAZIONE

O Dolcissimo e Buon Gesù, Divino Agnello perenne­mente immolato sui nostri altari per la salute degli uo­mini. Voglio unirmi a Te, soffrire con Te, immolarmi con Te. A tal fine ti offro le mie angustie, le mie fatiche, i miei patimenti di questo giorno e di tutta la mia vita, per la. salvezza delle anime ed in particolare per... Umil­mente ti chiedo, che per gli stessi fini, voglia degnarti di annoverare anche me, qual Ostia d'Amore con Te, e di ammettere anche me sulla stessa tua via dei patimenti e della Croce fino alla morte. Ti offro ancora il sacrificio della mia vita, consentendo di morire quando e nel mo­do che a Te piacerà. Cuore Agonizzante di Gesù, Vittima d'amore per noi, degnati di associare anche me alle tue sante disposizioni, soprattutto a quelle che hai avuto nel giardino degli Ulivi e sulla Croce, affinché mi possa of­frire con Te in sacrificio al Padre Celeste come un olo­causto fragrante ed accettevole. Cuore compassione­vole di Maria, aiutami e prega lo Spirito Stinto che ef­fonda su di me le sue più copiose benedizioni.

SUGGERIMENTI PRATICI PER VIVERE LA VITA RIPARATRICE

I seguenti suggerimenti sono proposti alle Anime ri­paratrici, come mezzo facile per penetrarsi sempre più dello Spirito di riparazione che deve informare tutta la loro vita. Ciascuno potrà farvi quelle modifiche che esi­gono i doveri del proprio stato.

1) Unirsi all'« Ecce Venio » del Cuore di Gesù che si offre al. Padre Celeste sin dal primo istante della sua venuta nel mondo per compiere pienamente la sua vo­lontà. Fare con Gesù la convenzione che ogni battito del cuore sia un atto di offerta al Preziosissimo Sangue, un atto di unione al sacrificio dell'Altare.

2) Fare sempre l'orazione mentale in unione col Cuo­re di Gesù che non cessa.mai di fare orazione per noi nel S.S.mo Sacramento dell'Eucarestia; offrire all'Etrno Padre l'orazione che il Suo Divin Figlio fa nell'Ostia Santa.

3) Possibilmente ascoltare ogni giorno la S. Messa offrendosi per le mani del Salvatore, come una piccola vittima, unita alla grande vittima divina.

4) Nel corso della giornata elevare spesso il cuore a Dio, unirsi col pensiero e con l'amore alla vittima di­vina che s'immola di altare in altare, poiché l'Agnello Divino percorre senza interruzione il suo itinerario Eucaristico ed il sacrificio non cessa mai di rinnovarsi per la ragione della diversità delle ore nelle varie parti del mondo. Gran cosa sarebbe, invero, un cuore che non cessasse mai di offrire Gesù e di essere immolato con Lui per una fedeltà costante a tutti i piccoli sacrifici ispirati dalla grazia.

5) Fare ogni giorno la visita al SS.mo e quando è possibile farne di più, riparando per la solitudine ove è lasciato solo nel Tabernacolo e per riparare per le ingra­titudini, irriverenze e sacrilegi, per le freddezze e di­sprezzi che riceve in questo sacramento d'Amare.

6) Dietro l'esempio di Maria, loro Divina Madre, le Anime riparatrici percorreranno spesso le stazioni della via dolorosa, raccogliendo ed offrendo il Sangue di Gesù per la Chiesa e per le anime.

7) La lettura spirituale frequente ha lo scopo spe­ciale di acquistare una conoscenza sempre più profonda del Cuore di Gesù, « vero libro di vita », che contiene la scienza dell'amore.

8) Particolare fedeltà alla mortificazione interna. Quando si troveranno innanzi ad un sacrificio che No­stro Signore lascerà liberi di fare o non fare, seguendo la grazia che spinge a compierlo, cercare di dare la pre­ferenza alla croce.

9) Con Gesù, Signore degli Apostoli, si adopreranno in quelle opere esteriori di obbedienza, di preghiera, di sacrifici, di lavoro per N. Signore, con uno spirito di. fe­de e di fiducia nel divino aiuto, di zelo per la gloria di Dio, di oblio di sé, d'intera dedizione. Compiranno in tutta la sua perfezione il loro dovere sociale, il quale non è altro che la pratica della carità presa sotto le sue diverse forme ed i suoi molteplici aspetti.

10) Le Anime riparatrici, ad imitazione del Divino Agnello immolato per la salute del mondo, si terranno sopra l'altare dell'olocausto dove Egli vuole consumarle interamente col fuoco del purissimo amor suo. Tende­ranno con forza all'immolazione, sacrificando se stesse e poi lasciandosi giudicare, contraddire dal prossimo e crocifiggere da Dio come meglio gli sembrerà. Il dol­cissimo Cuore di Gesù, immolato sopra la Croce, sarà il loro modello. Studieranno le sue disposizioni interio­ri e procureranno di conformarsi ad esse.

11) Ameranno la pazienza nel soffrire ad imitazio­ne della Divina Vittima, immolandosi in silenzio, senza lamentarsi, arricchendo la loro anima nel segreto e sotto il solo sguardo del Signore. Ameranno di essere non ca. pite, di essere umiliate, disprezzate, mal giudicate. De­sidereranno di essere annientate nel corpo, nel morale e nello spirito. Desidereranno di sempre più soffrire.

12) L'amore deve essere la vita delle anime riparatri­ci. Dovranno studiare d'imitare le sante virtù di Gesù, in particolare l'umiltà, la dolcezza, 1'obbedianza. Saranno disposte a dare la propria vita per i fratelli, perché que­sto è il massimo dell'amore. Quindi vivranno una fer­vida carità, vedendo soltanto il Signore senza mai giu­dicare, ma amando tutti come Lui ci ha amati.

13) Poiché il Signore predilige chi dona con gioia, così saranno sempre ricolme di gioia in ogni pena e. tri­bolazione, sia fisica che morale o spirituale, perché l'unico bene è Cristo Crocifisso e la morte un guadagno. Le loro anime dovranno riposare nel silenzio, per pen­sare a Lui solo, per ascoltare la sua voce, perché Dio porta l'anima nella solitudine ed ivi parla al cuore; quindi le loro anime dovranno essere assetate di silen­zio, di amore di sofferenza redentrice.

14) Ogni giorno rinnoveranno la consacrazione alla Vergine, perché è Lei quella che le condurrà per mano nella via dell'amore e della croce. La loro Celeste Pro­tettrice è la Vergine Addolorata, la quale è stata la pri­ma vittima e la prima riparatrice. Compatrona ne è Santa Gemma Galgani, che ha fatto di tutta la sua vita un atto d'amore e di riparazione.

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