NelTuoVolere
Un angolo di web consacrato interamente ai Ss Cuori di Gesù e di Maria, con i quali, nei quali e per i quali vogliamo imparare a vivere La Divina Volontà del Padre perchè nel cuore di ogni uomo venga il Suo Regno!
venerdì 4 maggio 2012
nuove info sull'attività blog
martedì 1 maggio 2012
Nuove info sul blog
sabato 21 aprile 2012
Stiamo valutando l'ipotesi di riordinare un po' l'impronta data fin'ora, per assicurare a tutti un apostolato piu' congruo e coerente con la finalità con cui questo blog è nato.
Vi ricordiamo che io e Paola avevamo un nostro blog personale, ma l'intuizione di un nostro fratello ci ha poi spinte ad unire le nostre spiritualità verso un'unica direzione: il Divin Volere.
Col tempo ci siamo accorte che abbiamo spesso affiancato spiritualità e devozioni di ogni genere e alla spiritualità di Luisa, la quale pero' le racchiude tutte.
Il Divin Volere è un dono, anzi il Dono Supremo che va ben compreso per essere accolto e vissuto, in tutta la totalità del suo essere.
Il rischio di affiancarlo ad altre devozioni, è quello di offuscare la sua bellezza, e di ridurre il tutto ad una mera devozione come le altre.
Fratelli, tutte le preghiere sono sante, ma la Divina Volontà è un modo di vivere incarnando l' Umanità Santissima di Gesu', ed è importante leggere con costanza gli scritti di Luisa, immergersi completamente in essi per ben comprendere come va vissuto.
Per questo ci prendiamo un po' di tempo per ben articolare il tutto, sia per evitare confusioni che possano allontanarci dalle Verità rivelate da Luisa, sia per poter inserire dei riferimenti, per coloro che preferiscono le devozioni tradizionali.
Vi abbracciamo con amore.
Sam e Paola
giovedì 19 aprile 2012
memorandum
Invocazione allo Spirito Santo e Gesù il Pane dell'anima, il Cibo della Vita Eterna, il nutrimento vero dell'uomo
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui.
Parola del Signore.
IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
della fede cristiana
33. Che cosa sono i Simboli della fede?
185-188; 192,197
Sono formule articolate, chiamate anche «Professioni di fede» o «Credo», con cui la Chiesa,
fin dalle sue origini, ha espresso sinteticamente e trasmesso la propria fede con un
linguaggio normativa, comune a tutti i fedeli.
34. Quali sono i più antichi Simboli della fede?
189-191
Sono i Simboli battesimali. Poiché il Battesimo viene dato «nel nome del Padre e del Figlio
e dello Spirito Santo» (Mt 28,19), le verità di fede ivi professate sono articolate in
riferimento alle tre Persone della Santissima Trinità.
35. Quali sono i più importanti Simboli della fede?
193-195
Essi sono il Simbolo degli Apostoli, che è l'antico Simbolo battesimale della Chiesa di Roma,
e il Simbolo niceno-costantinopolitano, frutto dei primi due Concili Ecumenici di Nicea
(325) e di Costantinopoli (381), ancora oggi comune a tutte le grandi Chiese d'Oriente e
d'Occidente.
« IO CREDO IN DIO, PADRE ONNIPOTENTE,
CREATORE DEL CIELO E DELLA TERRA »?
36. Perché la professione di fede inizia con: «Io credo in Dio»?
198-199
Perché l'affermazione «Io credo in Dio» è la più importante, la fonte di tutte le altre verità
sull'uomo e sul mondo, e di tutta la vita di ogni credente in lui.
37. Perché professiamo un solo Dio?
200-202; 228
Perché egli si è rivelato al popolo d'Israele come l'Unico, quando disse: «Ascolta, Israele, il
Signore è uno solo» (Dt 6,4), «non ce n'è altri» (Is 45,22). Gesù stesso l'ha confermato: Dio
è «l'unico Signore» (Mc 12,29). Professare che Gesù e lo Spirito Santo sono anch'essi Dio e
Signore non introduce alcuna divisione nel Dio Uno.
38. Con quale nome Dio si rivela?
203-205; 230-231
A Mosè Dio si rivela come il Dio vivente, «il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di
Giacobbe» (Es 3,6). Allo stesso Mosè Dio rivela il suo nome misterioso: «Io Sono Colui che
Sono (YHWH)». Il nome ineffabile di Dio già nei tempi dell'Antico Testamento fu sostituito
dalla parola Signore. Così nel Nuovo Testamento, Gesù, chiamato Signore, appare come
vero Dio.
39. Solo Dio «è»?
212-213
Mentre le creature hanno ricevuto da Dio tutto ciò che sono e che hanno, Dio solo è in se
stesso la pienezza dell'essere e di ogni perfezione.
Egli è «Colui che è», senza origine e senza fine. Gesù rivela che anch'egli porta il Nome
divino: «Io sono» (Gv 8,28).
40. Perché è importante la rivelazione del nome di Dio?
206-213
Nel rivelare il suo nome, Dio fa conoscere le ricchezze contenute nel suo mistero ineffabile:
egli solo è, da sempre e per sempre, Colui che trascende il mondo e la storia. È lui che ha
fatto il cielo e la terra. È il Dio fedele, sempre vicino al suo popolo per salvarlo. È il santo
per eccellenza, «ricco di misericordia» (Ef 2,4), sempre pronto a perdonare. È l'Essere
spirituale, trascendente, onnipotente, eterno, personale, perfetto. È verità e amore.
«Dio è l'essere infinitamente perfetto che è la SS.ma Trinità» (santo Toribio de Mogrovejo).
41. In che senso Dio è la verità?
214-217; 231
Dio è la Verità stessa e come tale non s'inganna e non può ingannare. Egli «è luce e in lui
non ci sono tenebre» (1 Gv 1,5). Il Figlio eterno di Dio, Sapienza incarnata, è stato inviato
nel mondo «per rendere testimonianza alla Verità» (Gv 18,37).
42. In qual modo Dio rivela che egli è amore?
218-221
Dio si rivela ad Israele come colui che ha un amore più forte di quello di un padre o di una
madre per i suoi figli o di uno sposo per la sua sposa. Egli in se stesso «è Amore» (1 Gv
4,8.16), che si dona completamente e gratuitamente e che «ha tanto amato il mondo da dare
il suo Figlio unigenito, perché il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3,16-17). Mandando il
suo Figlio e lo Spirito Santo, Dio rivela che egli stesso è eterno scambio d'amore.
43. Che cosa comporta credere in un solo Dio?
222-227; 229
Credere in Dio, l'Unico, comporta: conoscerne la grandezza e la maestà; vivere in
rendimento di grazie; fidarsi di lui sempre, anche nelle avversità; riconoscere l'unità e la vera
dignità di tutti gli uomini creati a sua immagine; usare rettamente le cose da lui create.
44. Qual è il mistero centrale della fede e della vita cristiana?
232-237
Il mistero centrale della fede e della vita cristiana è il mistero della Santissima Trinità. I
cristiani vengono battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
45. Il mistero della Santissima Trinità può essere conosciuto dalla sola ragione umana?
237
Dio ha lasciato qualche traccia del suo Essere trinitario nella creazione e nell'Antico
Testamento, ma l'intimità del suo Essere come Trinità Santa costituisce un mistero
inaccessibile alla sola ragione umana, e anche alla fede d'Israele, prima dell'Incarnazione del
Figlio di Dio e dell'invio dello Spirito Santo. Tale mistero è stato rivelato da Gesù Cristo, ed
è la sorgente di tutti gli altri misteri.
46. Che cosa Gesù Cristo ci rivela del mistero del Padre?
240-242
Gesù Cristo ci rivela che Dio è «Padre», non solo in quanto è Creatore dell'universo e
dell'uomo, ma soprattutto perché genera eternamente nel suo seno il Figlio, che è il suo
Verbo, «irradiazione della sua gloria, impronta della sua sostanza» (Eb 1,3).
47. Chi è lo Spirito Santo, rivelato a noi da Gesù Cristo?
243-248
È la terza Persona della Santissima Trinità. È Dio, uno e uguale al Padre e al Figlio. Egli
«procede dal Padre» (Gv 15,26), il quale, principio senza principio, è l'origine di tutta la vita
trinitaria. E procede anche dal Figlio (Filioque), per il dono eterno che il Padre ne fa al
Figlio. Inviato dal Padre e dal Figlio incarnato, lo Spirito Santo guida la Chiesa «a conoscere
la Verità tutta intera» (Gv 16,13).
48. Come la Chiesa esprime la sua fede trinitaria?
249-256; 266
La Chiesa esprime la sua fede trinitaria confessando un solo Dio in tre Persone: Padre e
Figlio e Spirito Santo. Le tre Persone divine sono un solo Dio perché ciascuna di esse è
identica alla pienezza dell'unica e indivisibile natura divina. Esse sono realmente distinte tra
loro, per le relazioni che le mettono in riferimento le une alle altre: il Padre genera il Figlio,
il Figlio è generato dal Padre, lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio.
49. Come operano le tre Persone divine?
257-260; 267
Inseparabili nella loro unica sostanza, le Persone divine sono inseparabili anche nel loro
operare: la Trinità ha una sola e medesima operazione. Ma, nell'unico agire divino, ogni
Persona è presente secondo il modo che le è proprio nella Trinità.
«O mio Dio, Trinità che adoro... pacifica la mia anima;fanne il tuo cielo, la tua dimora
amata e il luogo del tuo riposo. Che io non ti lasci mai sola, ma che sia lì, con tutta me
stessa, tutta vigile nella mia fede, tutta adorante, tutta offerta alla tua azione creatrice»
(beata Elisabetta della Trinità).
50. Che cosa significa che Dio è onnipotente?
268-278
Dio si è rivelato come «il Forte, il Potente» (Sal 24,8-10), colui al quale «nulla è
impossibile» (Lc 1,37). La sua onnipotenza è universale, misteriosa, e si manifesta nel creare
il mondo dal nulla e l'uomo per amore, ma soprattutto nell'Incarnazione e nella Risurrezione
del Suo Figlio, nel dono dell'adozione filiale e nel perdono dei peccati. Per questo la Chiesa
rivolge la sua preghiera al «Dio onnipotente ed eterno» («Omnipotens sempiterns Deus... »).
51. Perché è importante affermare: «In principio Dio creò il cielo e la terra» (Gn 1,1)?
279-289; 315
Perché la creazione è il fondamento di tutti i divini progetti di salvezza; manifesta l'amore
onnipotente e sapiente di Dio; è il primo passo verso l'Alleanza dell'unico Dio con il suo
popolo; è l'inizio della storia della salvezza culminante in Cristo; è una prima risposta agli
interrogativi fondamentali dell'uomo circa la propria origine e il proprio fine.
52. Chi ha creato il mondo?
290-292; 316
Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono il principio unico e indivisibile del mondo, anche se
l'opera della creazione del mondo è particolarmente attribuita a Dio Padre.
53. Perché è stato creato il mondo?
293-294; 319
Il mondo è stato creato per la gloria di Dio, che ha voluto manifestare e comunicare la sua bontà, verità e bellezza. Il fine ultimo della creazione è che Dio, in Cristo, possa essere
«tutto in tutti» (1 Cor 15,28), per la sua gloria e per la nostra felicità.
«La gloria di Dio è l'uomo vivente e la vita dell'uomo è la visione di Dio» (sant'Ireneo)
54. Come Dio ha creato l'universo?
295-301; 317-320
Dio ha creato l'universo liberamente con sapienza e amore- II mondo non è il prodotto di una
necessità, di un destino cieco o del caso. Dio ha creato «dal nulla» (ex nihilo) (2 Mac 7,28)
un mondo ordinato e buono, che egli trascende in modo infinito. Dio conserva nell'essere la
sua creazione e la sorregge, dandole la capacità di agire e conducendo la al suo compimento,
per mezzo del suo Figlio e dello Spirito Santo.
55. In che cosa consiste la Provvidenza divina?
302-306; 321
Essa consiste nelle disposizioni, con cui Dio conduce le sue creature verso la perfezione
ultima, alla quale Egli le ha chiamate. Dio è l'autore sovrano del suo disegno. Ma per la sua
realizzazione si serve anche della cooperazione delle sue creature. Allo stesso tempo, dona
alle creature la dignità di agire esse stesse, di essere causa le une delle altre.
56. Come l'uomo collabora con la Provvidenza divina?
307-308; 323
All'uomo Dio dona e chiede, rispettando la sua libertà, di collaborare con le sue azioni, le
sue preghiere, ma anche con le sue sofferenze, suscitando in lui «il volere e l'operare
secondo i suoi benevoli disegni» (Fil 2,13).
57. Se Dio è onnipotente e provvidente, perché allora esiste il male?
309-310; 324,400
A questo interrogativo, tanto doloroso quanto misterioso, può dare risposta soltanto l'insieme
della fede cristiana. Dio non è in alcun modo, né direttamente né indirettamente, la causa del
male. Egli illumina il mistero del male nel suo Figlio, Gesù Cristo, che è morto e risorto per
vincere quel grande male morale, che è il peccato degli uomini e che è la radice degli altri
mali.
58. Perché Dio permette il male?
311-314; 324
La fede ci dà la certezza che Dio non permetterebbe il male, se dallo stesso male non traesse
il bene. Dio questo l'ha già mirabilmente realizzato in occasione della morte e risurrezione di
Cristo: infatti dal più grande male morale, l'uccisione del suo Figlio, egli ha tratto i più
grandi beni, la glorificazione di Cristo e la nostra redenzione.
martedì 17 aprile 2012
Link al secondo gg della Novena a Maria Ss che scioglie i nodi
Invocazione allo Spirito Santo e Parola del gg
Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: "Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito".
Gli replicò Nicodèmo: "Come può accadere questo?". Gli rispose Gesù: "Tu sei maestro d'Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Parola del Signore.
OMELIA
Per essenza, è la sua origine che determina l'uomo. È questa che decide quanta comprensione egli ha di se stesso, del suo essere, delle sue opinioni, del suo comportamento. Nati dalla carne, ci si può capire solo in funzione del mondo. Ma nascere dallo Spirito permette di avere una nuova percezione di se stessi. L'uomo anziano non diventa semplicemente migliore rinascendo, egli acquisisce una nuova origine. La rinascita è indispensabile, Gesù dice che bisogna che accada. Attraverso questa rivelazione, Dio risponde alla domanda dell'uomo in vista della salvezza, perché l'uomo non può darsi da solo una risposta. Ma non si può semplicemente dire che l'uomo diventa "migliore" rinascendo; la sua vita acquisisce un senso. Questo assomiglia al vento; non se ne può disporre a proprio piacere. Non lo si può afferrare, perché soffia dove vuole. Bisogna che qualche cosa si manifesti nella vita di colui che è nato dallo Spirito: i suoi pensieri e le sue azioni non possono essere colte secondo i criteri del mondo. Il bene che egli fa non proviene da lui stesso.
IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
LA RISPOSTA DELL'UOMO A DIO
IO CREDO
25. Come risponde l'uomo a Dio che si rivela?
L'uomo, sostenuto dalla grazia divina, risponde con l'obbedienza della fede, che è affidarsi pienamente a Dio e accogliere la sua Verità, in quanto garantita da Lui, che è la Verità stessa.
26. Quali sono nella Sacra Scrittura i principali testimoni di obbedienza della fede?
Ci sono molti testimoni, in particolare due: Abramo, che, messo alla prova, «ebbe fede in
Dio» (Rm 4,3) e sempre obbedì alla sua chiamata, e, per questo è diventato « padre di tutti quelli che credono» (Rm 4, 11,18); e la Vergine Maria, che realizzò nel modo più perfetto, durante tutta la sua vita, l'obbedienza della fede: «Fiat mihi secundum Verbum tuum Avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38).
27. Che cosa significa per l'uomo credere in Dio?
Significa aderire a Dio stesso, affidandosi a Lui e dando l'assenso a tutte le verità da Lui rivelate, perché Dio è la Verità. Significa credere in un solo Dio in tre Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo
28. Quali sono le caratteristiche della fede?
La fede, dono gratuito di Dio e accessibile a quanti la chiedono umilmente, è la virtù soprannaturale necessaria per essere salvati, L'atto di fede è un atto umano, cioè un atto
dell'intelligenza dell'uomo che, sotto la spinta della volontà mossa da Dio, dà liberamente il proprio consenso alla verità divina. La fede, inoltre, è certa, perché fondata sulla Parola di
Dio; è operosa « per mezzo della carità» (Gal 5,6); è in continua crescita, grazie all'ascolto della Parola di Dio e alla preghiera, Essa fin d'ora ci fa pregustare la gioia celeste.
29. Perché non ci sono contraddizioni tra fede e scienza?
Anche se la fede supera la ragione, non vi potrà mai essere contraddizione tra fede e scienza,
perché entrambe hanno origine da Dio. È lo stesso Dio che dona all'uomo sia il lume della
ragione sia la fede.
«Credi per comprendere: comprendi per credere» (sant'Agostino).
NOI CREDIAMO
30. Perché la fede è un atto personale e insieme ecclesiale?
La fede è un atto personale, in quanto libera risposta dell'uomo a Dio che si rivela. Ma è nello stesso tempo un atto ecclesiale, che si esprime nella confessione: «Noi crediamo». È infatti la Chiesa che crede: essa in tal modo, con la grazia dello Spirito Santo, precede, genera e nutre la fede del singolo cristiano. Per questo la Chiesa è Madre e Maestra.
«Non può avere Dio per Padre chi non ha la Chiesa per Madre»
(san Cipriano).
31. Perché le formule della fede sono importanti?
Le formule della fede sono importanti perché permettono di esprimere, assimilare, celebrare e condividere insieme con altri le verità della fede, utilizzando un linguaggio comune.
32. In qual modo la fede della Chiesa è una sola?
La Chiesa, benché formata da persone diverse per lingua, cultura e riti, professa con voce unanime l'unica fede ricevuta da un solo Signore e trasmessa dall'unica Tradizione Apostolica. Professa un solo Dio - Padre, Figlio e Spirito Santo - e addita una sola via di salvezza. Pertanto noi crediamo, con un cuor solo e un'anima sola, quanto è contenuto nella Parola di Dio, tramandata o scritta, ed è proposto dalla Chiesa come divinamente rivelato.
Il Credo
Simbolo degli Apostoli
Io credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra.
E in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo
nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, mori e fu sepolto; discese
agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre
onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica,
la comunione dei santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna..
Credo Niceno-Costantinopolitano
Credo in un solo Dio,
Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili e invisibili.
Credo in un solo Signore, Gesù
Cristo,
unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre
prima di tutti i secoli:
Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero
da Dio vero, generato, non creato,
della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di lui tutte le cose sono
state create.
Per noi uomini e per la nostra
salvezza discese dal cielo,
e per opera dello Spirito Santo si è
incarnato nel seno della Vergine
Maria e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio
Pilato, mori e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato,
secondo le Scritture, è salito al cielo,
siede alla destra del Padre.
E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti, e il suo
regno non avrà fine.
Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita, e procede
dal Padre e dal Figlio. Con il Padre
e il Figlio è adorato e glorificato, e
ha parlato per mezzo dei profeti.
Credo la Chiesa, una santa
cattolica e apostolica.
Professo un solo Battesimo per il
perdono dei peccati.
Aspetto la risurrezione dei morti
e la vita del mondo che verrà.
Amen.
.......continua domani......per leggere le parti precedenti, visita la categoria a lato blog Il catechismo della Chiesa Cattolica
lunedì 16 aprile 2012
Grazie a tutti
memorandum oggi
Auguri Santo Padre!!!!
BUON COMPLEANNO, SANTO PADRE!
(auguri tratti e condivisi dal blog degli amici di Papa Ratzinger)
E' una giornata speciale per il Santo Padre perche' raggiunge un traguardo personale davvero importante: e' un compleanno "tondo", come si usa dire.
Sappiamo che nella sua grande umilta' Benedetto XVI non ha imposto grandi festeggiamenti, ma cio' non ci impedisce di essergli vicini con tutto il nostro cuore ed il nostro affetto.
Il regalo migliore che possiamo fare al nostro Papa e' la preghiera, costante e sincera, come egli ci chiede fin dal giorno della sua elezione.
Sono sicura che tante orazioni, messe tutte insieme, costituiranno una "medicina" potente ed un incoraggiamento che non viene meno.
Questo compleanno e' anche un traguardo importante per noi, che abbiamo la fortuna di essere contemporanei di un Pontefice cosi' grande. Sette anni fa si parlava di Papato di transizione non capendo e non intuendo la portata storica di un Pontificato che, fino ad oggi, ha saputo sorprenderci e prenderci per mano.
Grazie per averci dato la possibilità di seguirLa, Santità.
Non sempre e' facile, caro Santo Padre!
"Insieme" abbiamo attraversato anche momenti molto, molto, difficili.
Lei ha saputo guidarci e far desistere molti di noi dalla tentazione di arrendersi.
Grazie per le omelie, le catechesi, i discorsi ed in generale per il suo Alto Magistero che ci insegna in ogni momento che la Chiesa propone e non impone.
Grazie di cuore, Santo Padre e grazie a Dio per questo dono che è il Suo essere Guida della Chiesa e Vicario di Cristo in terra.
Ad multos annos, che Dio la benedica, la protegga e la custodisca! Le vogliamo bene.
Invocazione allo Spirito Santo e Parola di Oggi
O Spirito Santo,
anima dell'anima mia,
in te solo posso esclamare: Abbà, Padre.
Sei tu, o Spirito di Dio,
che mi rendi capace di chiedere
e mi suggerisci che cosa chiedere.
O Spirito d'amore,
suscita in me il desiderio
di camminare con Dio:
solo tu lo puoi suscitare.
O Spirito di santità,
tu scruti le profondità dell'anima
nella quale abiti,
e non sopporti in lei
neppure le minime imperfezioni:
bruciale in me, tutte,
con il fuoco del tuo amore.
O Spirito dolce e soave,
orienta sempre più
la mia volontà verso la tua,
perchè la possa conoscere chiaramente,
amare ardentemente
e compiere efficacemente. AMEN.
Gesù insegna a Nicodemo |
Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: "Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui". Gli rispose Gesù: "In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio".
Gli disse Nicodèmo: "Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?". Rispose Gesù: "In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito".
Parola del Signore.
OMELIA
Nicodemo, uno dei notabili ebrei, si reca una notte da Gesù; vuole parlare con lui della salvezza. Bisogna quindi supporre che Gesù abbia anche dei simpatizzanti tra i farisei. In fondo, qualsiasi uomo è toccato dalla questione della salvezza; tutti si pongono delle domande sul senso ultimo della vita. Gesù va oltre la domanda fatta; l'offerta di Dio è posta a tutt'altro livello della sola aspirazione umana, che resta in definitiva nel campo dell'effimero e del terrestre. La salvezza dell'uomo riguarda la sua partecipazione alla vita del mondo che verrà. Bisogna per questo nascere "di nuovo".
Chiaramente, il notabile ebreo conosce anche religioni non ebree, dove si può spesso riscontrare un'idea di rinascita. In altri scritti del Nuovo Testamento, si qualifica chiaramente come rinascita il battesimo cristiano (per esempio nella lettera a Tito o nella prima lettera di Pietro). Gesù mette in rilievo che questa nascita non è più nell'ambito delle possibilità umane: nascere "di nuovo", è nascere "dall'acqua e dallo Spirito". Lo Spirito è il dono che il Signore resuscitato fa alla sua comunità.
IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA
Misericordia e Giustizia
“Prima di venire come giusto Giudice, verrò come Re di Misericordia. Prima che venga il giorno della Giustizia sarà dato agli uomini questo segno nel cielo. Ogni luce si spegnerà nel cielo e ci sarà una grande tenebra in tutta la terra. Allora apparirà nel cielo il segno della Croce e dai buchi dove furono inchiodati le mani e i piedi del Salvatore usciranno grandi raggi di luce che durante qualche tempo illumineranno la terra. Questo avverrà poco prima dell’ultimo giorno”
(“Diario” di S. Faustina Kowalska, n. 83) LA PREGHIERA DI PETIZIONE
La Misericordia e la Giustizia
determinano due atteggiamenti religiosi, due tipi di preghiera
La Misericordia e la Giustizia, questi due Attributi divini, sono sempre e solo Amore di Dio e rappresentano rispettivamente l’Umanità SS. di Gesù e la sua Divinità, per cui sono inseparabili, come lo sono le due Nature del Verbo Incarnato. Formano come un binomio, come le due facce di una stessa medaglia (la Divina Volontà), e sono quelli che regolano i rapporti tra Dio è l’uomo: la Divina Misericordia è a difesa dell’uomo, la Divina Giustizia è a difesa di Dio.
Il Signore disse nell’ultima Cena: “Quando sarà venuto il Consolatore, Egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla Giustizia e al Giudizio…” (Gv 16, 8) Il peccato è il disordine che rompe l’armonia tra la Volontà Divina e la volontà umana; esso è ingiustizia e aggressione, che si scontra con la Divina Giustizia, e tale scontro forma il Giudizio. Ma il Giudizio si evita solo facendo ricorso alla Divina Misericordia.
Si deve però “soddisfare ogni giustizia”, come disse il Signore a San Giovanni il Battista, per permettere il passo alla misericordia. La Divina Misericordia passa verso la creatura sul ponte riparato della Divina Giustizia, ponte che viene distrutto dal peccato.
L’Opera della Redenzione è manifestazione e glorificazione della Divina Misericordia. L’Opera della Santificazione è invece manifestazione e glorifica-zione della Divina Giustizia, che “giustifica” (cioè, rende giusto) l’uomo con la Giustizia o Santità di Dio. È il traguardo: “Cercate il Regno di Dio e la sua Giustizia, e tutto il resto ci sarà dato in più”.
Il Signore Dio disse a Mosè: “Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia” (Es 33,19). Essere Giusto per Dio è un “dovere” (non potrebbe essere ingiusto), essere Misericordioso è un suo “diritto”, al quale Egli ci tiene.
Questi due attributi, Misericordia e Giustizia, che caratterizzano rispettiva-mente l’opera della Redenzione e il Regno della Volontà Divina, caratterizzano anche i vari atteggiamenti spirituali dell’uomo nei suoi rapporti con Dio:
il servo –e anche il figlio minorenne, che ha ancora mentalità di servo, essendo “come uno schiavo, pur essendo padrone di tutto” (Gal 4,1)– devono bussare alla porta della Divina Misericordia per ottenere. Da qui le esortazioni di Gesù a domandare (“Cercate e troverete, chiedete e riceverete, bussate e vi sarà aperto”, “Tutto ciò che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo darà”, ecc.). Mentalità che si vede dalle “intenzioni” che si mettono, nelle petizioni che si fanno, ecc., dal momento che “lex orandi, lex credendi” (cioè, il modo di pregare dice qual è la fede). È il “figlio prodigo” in cammino di ritorno verso la Casa del Padre.
Invece, il figlio che vive ormai nella Casa paterna, nella Volontà del Padre, non sente alcun bisogno di chiedere nulla per sé, perché sente tutto suo. “Una sola cosa gli sta a cuore, la Divina Volontà e l’Amore”, dice Gesù alla sua piccola Figlia, Luisa Piccarreta. Non ha cose proprie, ma tutto in comune con il Padre, per cui solo cerca “il Regno di Dio –per tutti– e la sua Giustizia” o Santità. Non si interessa più di sé (vive in un perfetto abbandono fiducioso), ma s’interessa di ciò che sta a cuore a Dio, il suo Regno e la sua Gloria, e di ciò che giova al prossimo e lo può unire di più a Dio.
In altre parole, chi sta ancora fuori della Casa deve bussare, chi invece è dentro non ha bisogno. Per questo, dice il Signore, nel paradiso terrestre, nei rapporti tra Adamo innocente e Dio c’era da parte dell’uomo l’adorazione, la lode, il ringraziamento e l’amore, ma non c’era la supplica o la preghiera di petizione. Quella è nata dopo il peccato, dopo la rottura dell’unione con Dio, quando l’uomo si è sentito bisognoso di tutto, bisognoso di Misericordia da parte di Dio:
“…Oh, se le creature potessero comprendere il gran male della volontà umana ed il gran bene della Mia, aborrirebbero tanto la loro, che metterebbero la vita per fare la Mia! La volontà umana rende schiavo l’uomo, gli fa avere bisogno di tutto; [esso si] sente continuamente man-care la forza, la luce; la sua esistenza è sempre in pericolo, e ciò che ottiene è a via di preghiere e stentatamente. Sicché il vero mendicante è l’uomo che vive di volontà sua.
Invece, chi vive della Mia non ha bisogno di nulla, tiene tutto a sua disposizione. La mia Volontà gli dà il dominio di se stesso e quindi è padrone della forza, della luce; ma non della forza e della luce umana, ma della Divina. La sua esistenza è sempre al sicuro, ed essendo padrone, può prendere ciò che vuole, né ha bisogno di chiedere per avere. Tanto è vero che, prima di sottrarsi Adamo dalla mia Volontà, la preghiera [1] non esisteva; il bisogno fa nascere la preghiera. Se di nulla aveva bisogno, non aveva né da chiedere né da impetrare. Sicché lui amava, lodava, adorava il suo Creatore; la preghiera non ebbe luogo nell’Eden terrestre. La preghiera venne, ebbe vita dopo il peccato, come bisogno estremo del cuore dell’uomo. Chi prega, significa che ha bisogno, e siccome spera, prega per ottenere. Invece, chi vive nella mia Volontà vive nell’opulenza dei beni del suo Creatore, [vive] da padrone, e se bisogno o desiderio sente, vedendosi in tanti beni, è quello di voler dare agli altri la sua felicità e i beni della sua grande fortuna: vera immagine del suo Creatore, che gli ha dato tanto, senza restrizione alcuna; vorrebbe imitarlo, col dare agli altri ciò che possiede.” (Volume 20°, 16.11.1926)
Negli Scritti di Luisa troviamo molti insegnamenti sulla preghiera, sia di ado-razione, di benedizione, di ringraziamento, di riparazione o di amore, sia d’inter-cessione e di petizione. Per esempio, la preghiera che Gesù rivolge al Padre nel cuore di Luisa:
“Gesù mi ha fatto sentire che pregava il Padre per me, dicendo: «Padre Santo, ti prego per quest’anima, fa’ che adempia in tutto perfettamente la nostra SS. Volontà. Fa’, o Padre adorabile, che le sue azioni siano tanto conformate con le mie, in modo tale da non potersi discernere le une dalle altre e così poter compiere su di essa ciò che ho disegnato».” (Vol. 2°, 18.08.1899).
Oppure,
“Continuando il mio solito stato, sentivo che nel mio interno il benedetto Gesù pregava dicendo: «Padre Santo, glorifica il nome tuo, confondi e nasconditi ai superbi e manifestati agli umili, perché solo l’umile ti riconosce come suo Creatore e si riconosce come tua creatura».” (Vol. 4°, 09.03.1903).
“… Il mio amabile Gesù si è mosso nel mio interno e si faceva sentire che pregava per me, ed io solo capivo che implorava la potenza, la fortezza e la provvidenza del Padre per me, soggiungendo: «Non vedi, o Padre, come ha maggior bisogno d’aiuto, ché dopo tante grazie si vuol rendere peccatrice uscendo dalla nostra Volontà?» Chi può dire come mi sentivo spezzare il cuore nel sentire queste parole di Gesù?” (Vol. 5°, 07.04.1903).
Pregare per gli infermi è fare da medico a Nostro Signore (Vol. 2°, 03.10.1899). E se si prega per il prossimo, deve essere perché appartiene a Dio:
“Trovandomi nel solito mio stato, stavo pregando per certi bisogni del prossimo e il benedetto Gesù, movendosi nel mio interno, mi ha detto: «Per quale fine preghi per queste persone?» Ed io: «Signore, e Tu per quale fine ci amasti?» E Lui: «Vi amo perché siete cosa mia stessa, e quando l’oggetto è proprio, [ci] si sente costretti e come una necessità ad amarlo». Ed io: «Signore, sto pregando per queste persone perché sono cosa tua, altrimenti non mi sarei interessata». E Lui, mettendomi la mano alla fronte, quasi pre-mendola, ha soggiunto: «Ah, così è, perché cosa mia? Così va bene l’amore del prossimo». (Vol. 4°, 8.11.1903).
Gesù le spiega perché molte volte gli uomini chiedono e non ottengono, perché Dio accoglie solo quello che da Lui è uscito:
“Tutto ciò che esce da Me entra in Me. Ecco perché gli uomini si lamentano che non ottengono così facilmente quello che mi domandano, perché non sono cose che escono da Me e, non essendo cose che escono da Me, non possono così facilmente entrare in Me e uscire poi per darsi a loro, perché esce da Me ed entra in Me tutto ciò che è santo, puro e celeste. Ora, quale meraviglia se viene loro chiusa l’udienza, se le cose che domandano non sono tali? Ecco, perciò tieni tu bene a mente, che tutto ciò che esce da Dio entra in Dio”.
Chi può dire ciò che comprendevo su queste due parole? Ma non ho parole per sapermi spiegare. Ah, Signore, dammi la grazia che possa domandare tutto ciò che è santo e che sia desiderio e volontà tua, così potrai comunicarti con me più abbondantemente.” (Vol. 3°, 09.08.1900).
Luisa stessa prega incessantemente per la sua mamma agonizzante, offrendo per lei continuamente la Passione, costringe Gesù ad accontentarla, risparmian-dole il Purgatorio. (Vol. 7°, 13.04.1907)
La preghiera di Gesù è universale e facendosi sentire nel cuore di Luisa le insegna a fare ciò che fa Lui:
“…Non senti l’eco della mia preghiera nel tuo interno, che abbraccia tutto senza che nessuno mi sfugga? Perché tutte le cose e le generazioni tutte sono come un punto solo per Me; e per tutti prego, amo, adoro, riparo, e tu, facendo eco alla mia preghiera, ti senti come se prendessi in pugno tutti e tutto e ripeti ciò che faccio Io.” (Vol. 17°, 26.04.1925)
“Figlia mia, come mi ferisce il cuore la preghiera di chi cerca solo il mio Volere! Sento l’eco della mia preghiera, che feci stando Io sulla terra. Tutte le mie preghiere si riducevano ad un punto solo, che la Volontà del Padre mio, tanto su di Me quanto su tutte le creature, si compisse.” (Vol. 17°, 22.02.1925)
“Stavo pensando a ciò che sta detto sopra, che la Volontà di Dio è un dono, e perciò come dono si possiede come cosa propria. Invece chi fa la Volontà di Dio deve stare ai comandi, deve domandare spesso, spesso, che cosa deve fare e che gliela presti in dono, non per essere padrone, ma per fare la stessa azione che Dio vuole, finita la quale [deve] restituire il dono che ha preso in prestito. Nella mia mente si facevano tante immagini e similitudini tra chi vive nel Volere Divino e lo possiede come dono, e chi fa la SS. Volontà di Dio, che non possiede la pienezza del dono, e se lo possiede è ad intervalli e in prestito.
Dico qualcuna di quelle similitudini. Supponevo che avessi una moneta d’oro che avesse la virtù di far sorgere quante monete io volessi. Oh, quanto mi potrei far ricca con questo dono. Invece un altra riceve in prestito questo dono per un’ora o per esplicare una sua azione, per restituirlo subito. Che differenza tra la mia ricchezza per il dono che posseggo, e quella [di] chi lo riceve in prestito!
Oppure, se avessi avuto in dono una luce che non si smorza mai, sicché di notte [e] di giorno io sono al sicuro, ho sempre il bene di vedere. Questa luce, che nessuno mi può togliere, si rende con me come connaturale e mi dà il bene di conoscere il bene per farlo e il male per fuggirlo, sicché con questa luce donatami in dono io mi schernisco di tutti: del mondo, del nemico, delle mie passioni e fin di me stessa. Quindi questa luce è per me sorgente perenne di felicità; è senza armi e mi difende, è senza voce e mi insegna, è senza mani e piedi e dirige la mia via e si fa guida sicura per portarmi al Cielo. Invece un altro, quando sente bisogno, deve andare a chiedere questa luce, quindi non la tiene a sua disposizione. Abituato a non guardare sempre insieme con la luce, non possiede la conoscenza del bene e del male, e non ha forza sufficiente per fare il bene ed evitare il male. Onde, non possedendo la luce accesa [e] continuata, in quanti inganni, pericoli e vie strette non si trova? Che differenza, tra chi possiede come dono suo questa luce e chi la deve andare a chiedere quando ha bisogno!” (Vol. 18°, 25.12.1925)
“Figlia mia, la Regina del Cielo nella Redenzione non fece nessun miracolo, perché le sue condizioni non permettevano di dare la vita ai morti, la sanità agli infermi, perché dal momento che la sua Volontà era quella di Dio medesimo, ciò che voleva e faceva il suo Dio, [lo] voleva e faceva Lei; né aveva altra volontà per chiedere a Dio miracoli e guarigioni, perché alla sua volontà umana non diede mai vita e per chiedere miracoli a questa Volontà Divina doveva avvalersi della sua, ciò che non volle fare, poiché sarebbe [stato] discendere nell’ordine umano, ma la Sovrana Regina non volle dare mai un passo fuori dell’ordine divino, e chi sta in esso deve volere e fare ciò che fa il suo Creatore, molto più che con la vita e la luce di questa Divina Volontà, vedeva che il meglio, il più perfetto, il più santo anche per le creature, era quello che voleva e faceva il suo Creatore. Quindi, come poteva discendere dall’altezza dell’ordine divino? E perciò fece solo il gran miracolo che racchiudeva tutti i miracoli, la Redenzione, voluta dalla stessa Volontà di cui era animata, che portò il bene universale e a chiunque lo vuole. La gran Madre Celeste, mentre in vita non fece nessun miracolo apparente, né di guarigioni, né di risuscitare i morti, faceva e fa miracoli [in] tutti i momenti, [a] tutte le ore e tutti i giorni, perché, come le anime si dispongono, si pentono, dando Lei stessa le disposizione al pentimento, biloca il suo Gesù, il frutto delle sue viscere, e tutto intero lo dà a ciascuno come conferma del gran miracolo che Dio volle che facesse questa Celeste Creatura. I miracoli che Dio stesso vuole che facciamo senza mescolamento di volontà umana, sono miracoli perenni, perché partono dalla sorgente divina che mai [si] esaurisce e basta volerli per riceverli.
Ora le tue condizioni si danno la mano con l’impareggiabile Regina del Cielo: dovendo tu formare il regno del «Fiat» Supremo non devi volere se non ciò che vuole e fa la mia Divina Volontà, né la tua volontà deve avere vita, ancorché ti sembri di fare un bene alle creature, e come la Mamma mia non volle fare altri miracoli se non quello di dare il suo Gesù alle creature, così tu, il miracolo voluto dalla mia Volontà Divina che tu faccia è quello di dare la mia Volontà alle creature, di farla conoscere per farla regnare. Con questo miracolo farai più di tutto, metterai al sicuro la salvezza, la santità, la nobiltà delle creature e sbandirai anche i mali corporali di esse, [la cui] causa [è] perché non regna la mia Volontà Divina; non solo, ma metterai in salvo una Volontà Divina in mezzo alle creature e le restituirai tutta la gloria e l’onore che l’ingratitudine umana le ha tolto. Ecco perché non ho permesso che gli facessi il miracolo di guarirlo [2], ma gli hai fatto il gran miracolo di fargli conoscere la mia Volontà, ed è partito dalla terra col possesso di essa e adesso gode nel pelago della luce della Divina Volontà, e questo è più di tutto.” (Vol. 22°, 01.06.1927)
“La Regina del Cielo col suo impero prega continuamente che venga il Regno della Divina Volontà sulla terra, e quando mai le abbiamo negato nulla? Le sue preghiere sono venti impetuosi per Noi, che non possiamo resistere, e la stessa forza della nostra Volontà che Lei possiede è per Noi impero, comando. Lei ha tutto il diritto d’impetrarlo, perché lo possedeva in terra e lo possiede in Cielo; quindi come posseditrice può dare ciò che è suo, tanto che questo Regno sarà chiamato il regno dell’Imperatrice Celeste.” (Vol. 33°, 14.07.1935)
Quindi Gesù ha pregato per i suoi (Gv 17), come anche la Mamma Celeste ha pregato e “prega per noi, peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”. Preghiera d’intercessione. E per chiedere per noi “il Regno di Dio e la sua Giustizia” alla Giustizia del Padre, loro che “avevano il diritto d’impetrarlo”, cioè di ottenerlo con giustizia a noi perché appartiene ad essi, quindi il diritto di darlo perché è di loro proprietà.
Così, chi vive nella Divina Volontà sente chiaramente di non aver bisogno di nulla, ma solo il bisogno di amore di dare. Non ha bisogno di chiedere, ma fa come fece la Mamma Celeste alle Nozze di Cana: fece presente a suo Figlio il problema degli altri (lo condivise con Lui nel modo più semplice), senza dirgli cosa doveva fare, e agli altri disse di “fare come suo Figlio avesse detto loro”, condizione indispensabile per ottenere da Gesù –come la Mamma Celeste dice a Luisa– “il necessario e il superfluo”.
Quante cose vorrebbe darci Dio, nostro Padre Celeste! Ed è Sua volontà che in quanto figli uniti al Figlio (“nel suo Nome”) gliele chiediamo, certo, ma come le ha chiesto Gesù: avendo identificato la nostra volontà con la Sua e lasciando a Dio il totale modo di risolvere il nostro problema, di esaudire la nostra richiesta (“Padre, se è possibile…, tuttavia non la mia, ma la tua Volontà sia fatta”).
Quante cose vorrebbe darci ancora nostro Padre Divino, ma quante di queste cose –secondo la sua Volontà– debbono essere da noi richieste con vera con-sapevolezza e vero desiderio, che, previo un atteggiamento di umiltà (il contrario è l’arroganza nel chiedere, il pretendere), si traduce in fiducia (“fede”) e perse-veranza. Insomma, quante volte e per tante cose il nostro chiedere deve rag-giungere un certo grado d’intensità, nel modo indicato, perché “faccia contatto” con il Suo desiderio di dare.
Non si oppone la preghiera di petizione al rapporto fiducioso di figli con il Padre, dal momento che Gesù dice: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!» (Lc 11,9-13).
Basta di considerare la preghiera di petizione come una sorta di “tiro alla fune” con Dio, di “braccio di ferro” o di lotta con Lui. Non mettiamo Lui sopra un piatto di una bilancia e la nostra preghiera sull’altro piatto per vedere se riusciamo a superare la sua “resistenza”. La nostra preghiera non può servire a “convincerlo” di nulla, ma a “convincere noi” della Sua bontà, sapienza e grazia.
Non è che Dio sia avaro dei suoi doni, affatto, né duro di cuore come tante volte è giudicato dall’uomo, ma Egli dispone la concessione delle sue grazie e dell’esaudimento delle nostre petizioni in funzione della nostra crescita nella fiducia in Lui, della crescita della nostra unione con la sua Volontà. Quindi, la concessione di molte cose dipende –perché così Egli ha stabilito– non solo da Lui ma anche da noi, dal grado della nostra fiducia e della nostra unione con la sua Volontà, fino all’identificazione della nostra con la Sua in uno stesso volere.
Per questo la Mamma celeste disse una volta, a Medjugorje: “Sta a voi ottenere le grazie da Dio: c’è chi le ottiene forse dopo un anno, chi in un mese, chi in un giorno e chi in un minuto”.
Ma il tutto si riassume nella parola di Gesù, fondamentale:
“Cercate innanzi tutto il Regno di Dio e la sua Giustizia
e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta”
P. Pablo Martín